Sempre più frequentemente, nelle grandi aziende, è in uso imporre un consumo spesso non voluto di ferie e di permessi. Cioè, spiego per chi ha la fortuna di non dover sottostare a queste richieste. L’azienda ti dice : “… entro la data tal dei tali (normalmente più vicina all’oggi che al dopodomani) devi programmare le ferie fino alla scadenza del Fiscal Year (o Giugno o Dicembre). Cioè tu devi consultare la tua fattucchiera di fiducia per sapere dove sarai, cosa farai, quali impegni avranno i tuoi familiari e se sarai sano di mente e di corpo… Oppure se hai capacità divinatorie, farlo tu direttamente. Perché è l’unico modo per fare quanto richiesto con un senso. Se aggiungi che, per motivi contingenti al tuo lavoro, spesso non sai cosa farai la settimana prossima, l’esercizio di divinazione diventa ancora più difficile. Il passo successivo poi è ancora più strano, qui la creatività ti impone dei modelli che vanno dal calcolo delle derivate allo studio della teoria dei frattali: guardi con aria stranita il calendario, e cominci a pensare le varie date dei compleanni di casa, aggiungendo in testa e in coda dei giorni di ferie, poi esaurite queste, inizi ad inserire date casuali, secondo la teoria della datazione “ad minchiam”, simile a quella random ma molto più casuale ed inutile. Esaurita ed esaudita la richiesta aziendale, passa qualche giorno e scopri che il 90% dei tuoi colleghi ha preso gli stessi giorni e quindi l’Azienda effettua il più Guareschiano dei “.. contrordine compagni…” chiedendo al dipendente stranito di cambiare quelle date per motivi organizzativi. Ovvio che tutto questo non viene fatto in italiano, ma in marketinghese, ovvero in inglese da marketing, lingua ufficiale di tre quarti delle aziende moderne. Ho dei cari amici e colleghi che ancora adesso non sanno di preciso qual’è il loro lavoro, dato che la definizione ufficiale della mansione è scritta in questa lingua più vicina al sanscrito e all’urdu che a qualsiasi altro vernacolo.