Battutaccia, se ce n’è una…. Tra due giorni comincerò le riprese di uno sport che in Italia non se sia mai stato prodotto e mandato in diretta: il Padel (o Paddle per gli anglofoni)… Per chi non sa cos’è lo spiego in poche righe: è un tennis tra quattro “mura”. Campo di 20 per dieci con lo stesso disegno a terra del tennis a parte i due corridoi laterali usati nel doppio. La differenza è che ci sono quattro pareti a circondare il campo e sono superfici di gioco, cioè se la palla tocca quelle a fondo campo puoi rigiocarla nel campo dell’avversario, Nei tornei, per far vedere la partita al pubblico le azioni i muri vennero sostituiti con vetri alti tre metri più una rete sui due lati corti, la racchetta è di legno con forellini e le palline sono le stesse del tennis, regole e punteggi pure. E’ tutto nuovo per tutti noi che ci lavoriamo: io ho fatto indigestione di filmati sudamericani (prevalentemente argentini) dove è molto praticato e spero di aver digerito regole e automatismi.
A parte questi dettagli, è una cosa nuova (per me e per chi non l’ha mai vista) e quindi è una sfida e come tale va affrontata. Quindi primo giorno di montaggio e prove e poi vai con le riprese, sperando di affrontarle nel modo giusto.
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STAGIONOPATICO
Ho barato, lo ammetto! Queste sono foto di dieci anni fa, quando la skyline di Milano era ancora come quando ero giovane. Non c’erano ancora i nuovi grattacieli, il quartiere Isola era ancora l’unico sopravvissuto alle bombe alleate, piazza Gae Aulenti era ancora di là da venire, la zona del Portello era ancora quella della vecchia Fiera di Milano o quasi e s’intravedeva appena appena il cantiere del nuovo palazzo della Regione Lombardia.
Allora, se dovevi rappresentare Milano in sintesi, avresti messo il Duomo, il teatro della Scala, il castello Sforzesco, la torre Velasca, La Basilica di Sant’Ambrogio, le Colonne di san Lorenzo, la Galleria e il grattacielo Pirelli. Ma stava per cambiare tutto in previsione dell’Expo che avrebbe portato milioni di visite nel 2015. Stavano per partire (alcuni lo erano già) cantieri ovunque, per la gioia degli ùmarell milanesi ( nota per i non lombardi: gli ùmarell sono gli anziani che si mettono a guardare e commentare i cantieri…) . Intendiamoci, Milano, dal punto di vista architettonico, anche adesso è bellissima, ma la mia Milano, quella che ho vissuto da ragazzo, mi piaceva di più. Forse meno internazionale, sicuramente più grigia a causa dello smog e della nebbia che si spingeva fino in centro, ma con delle atmosfere che ora non ci sono più. Era una città da fotografare in bianco e nero e con tutte le sfumature di grigio: da qualche parte devo avere ancora dei negativi di foto scattate sui navigli e nel Parco Sempione in mezzo alla nebbia che raccontavano cos’era Milano. Anche via Montenapoleone, l’attuale quadrilatero della moda, allora aveva tutta la gamma dei grigi a colorarla. I Bus allora lontani dai filtri antiparticolato e i riscaldamenti molto eterogenei aiutavano questa Milano B/W. Molte industrie erano ancora all’interno della città e questo aveva come effetto secondario di abbassare le falde acquifere milanesi e di rendere “milanese” il cielo. Manzoni lo aveva visto prima della rivoluzione industriale e sapeva quanto fosse “… così bello, quando è bello, così splendido, così in pace…” . Infatti ho dei colleghi romani, con i quali c’era a distanza lo scambio di battute sulla querelle Roma-Milano, che quando sono venuti a lavorare a Milano, sono rimasti stupiti dalla bellezza di questa città…