Evidentemente per fare in modo di continuare a fare il mio lavoro devo ripetere ogni volta che è l’ultima…
Quando avevo fatto la regia dell’ultima partita di qualifica della Nazionale di Basket avevo salutato tutti ed era spuntata la lacrimuccia perché pensavo che sarebbe stata l’ultima sullo sport che ho più amato e che continuo, nonostante sia gestito non precisamente benissimo, a seguire ed amare. Ed ero convinto che così sarebbe stato, un pò perché almeno per un anno i diritti televisivi ce li hanno altri e un pò perché mi avvicino all’età della pensione e di rinnovi non ne ho sentito parlare neanche alla macchinetta del caffè ( luogo dove si sanno in anteprima le novità aziendali e non…).
Invece la settimana scorsa mi sono trovato a dirigere le riprese di un Torneo a Verona in preparazione dei Mondiali cinesi, dove, con una configurazione al minimo sindacale (quattro telecamere quattro) sono state prodotte cinque partite di basket di cui tre per Sky e due per i russi.
Parentesi: ne approfitto per ringraziare la troupe che ho spremuto oltre ogni limite e che ha seguito le richieste di questo vecchio regista… chiusa parentesi.
Adesso, per continuare a sperare di dirigere le riprese di altre partite di basket devo proseguire con la lacrimuccia e con l’atteggiamento del condannato a passare le ultime stagioni precedenti la pensione su riprese dedicate al calcio, a studi di calcio parlato, a telegiornali quasi completamente dedicati al calcio, andare a casa e trovare persone che parlano di calcio, aprire il web e i giornali e trovare calcio, calcio, calcio… Non è che non mi piaccia: come tutti gli italiani ho una squadra più o meno del cuore e penso di essere uno dei 60 milioni di allenatori sul territorio nazionale, però… Però dopo più di trent’anni di lavoro dove il calcio l’ho vissuto troppo da vicino (e per fortuna sono riuscito a scappare sul basket), almeno sugli ultimi anni “buoni” , è così impensabile passarli in modo tranquillo?
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fusse che fusse la vorta ‘bbona?
Cito volentieri Nino Manfredi, un pò perchè ci sono cresciuto con la sua bonaria ironia, il suo grande volto e quella inevitabile simpatia che generava il solo vederlo e un pò perché qui al nord, la pioggia, la invochiamo da mesi in tutti i modi possibili.
Stamattina un’apparizione: nuvole, accompagnate da un altro indizio di pioggia, il suono di auto (o moto) che provano sulla pista dell’Autodromo, pur in assenza di vento… Poi durante la abituale passeggiata con Mou, quell’odore tipico della pioggia che ci ha fatto accorciare il giro trasformandolo in giretto.
Lo so che non sempre quello che scrivo fatica ad essere interessante, ma è un atto di onestà nei confronti di chi legge. Un blog, per me, è un diario quotidiano che, come è quello che viviamo, a volte interessante e molte altre normale, semplice, qualche volta banale.
Potrei tornare a parlare di basket da tifoso, visto che da addetto ai lavori lo sono sempre meno data la carenza di eventi di questo sport nella televisione per la quale lavoro. Le finestre della Nazionale sono terminate, fortunatamente con la qualifica ai Mondiali che si, manderemo in onda ma per ora non si sa con quale formato. Dubito che vedrete un Fel-cio-ni versione esportazione, a meno di un cambio di orientamento editoriale con relativo implemento di budget…
Reduci da una passeggiata contro Torino, con la formula small-ball sempre più convincente, grazie al ritorno dei due lungodegenti Nedovic e Tarczewski e ad un utilizzo più consistente degli italiani spesso panchinati durante la stagione, l’Olimpia si accinge ad affrontare ben altri impegni. Tipo il CSKA a casa loro, impegno da mente sgombra, dove si potranno testare i maroni della squadra, senza aver paura di sbagliare, dove la formula forzatamente usata del quintetto piccolo potrebbe generare quel sassolino che inceppa le macchine altrui. L’importante dovrà essere la continuità nell’intensità, ovvero giocare così per tutto il tempo della partita. Anche per convincersi sempre di più delle proprie possibilità…