Svegliarsi al mattino convinti che ci sia stata una bomba atomica a S.Giuliano Milanese, (una dozzina di chilometri da dove abito) e che ci eravamo rifugiati nella cantina di casa (dove non abitiamo più da dieci anni), e che ero insieme a mio fratello e mia mamma (entrambi purtroppo scomparsi, il primo recentemente e la seconda da più di vent’anni) che tornava coi sacchetti della spesa e io uscivo ad aiutarla…
Sarà stato qualcosa che ho mangiato e non ho digerito. Poi, riuscire a ricordare i sogni per esteso non è una cosa frequente. Normalmente rimangono nei primissimi minuti , anzi, a volte non superano neanche il dormiveglia.
Capitano veramente cose strane. Forse l’influenza di questo periodo poco pacifico, in cui la pace è merce rara ha influenzato sogni e pensieri. In compenso una volta sveglio mi ricordo di essere diventato nonno e spero quotidianamente di vedere il piccoletto che ha da poco superato il mese di vita.
Anche per lui nel frattempo mi auguro sempre di più che ci sia un lavaggio del cervello (ammesso che le persone in questione ne abbiano) di tutti quelli che vogliono muovere le mani anziché ragionare. Ma fossero solo le mani: una soluzione potrebbe essere chiuderli tutti dentro una stanza, grande, perché sono tanti e quando ne rimane uno lo fai uscire per rinchiuderlo in una gabbia modello Hannibal Lecter.
Per non farci mancare nulla poi il tempo meteorologico ci dà pioggia, vento, vento e pioggia e pioggia con il vento.
Basta? Spero di si, come spero in sogni meno catastrofici e in una realtà altrettanto meno tale.
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Sgicottando un poco…
Guardo la tastiera con la speranza che vengano fuori le parole, come per magia, ma evidentemente non sono un bravo mago… In realtà ci sono tanti temi di cui si può scrivere, però la banalità è sempre dietro l’angolo, come tanti degli agguati che si propongono molto spesso sia quando si parla che quando si scrive. Quindi preferisco pensare bene prima di affrontare un argomento. A meno che sia così impellente da venir fuori di getto, come quando lavoravo in radio, dove il filo delle denunce a volte veniva oltrepassato, ma visto che queste cose venivano dette a volte prima dell’alba (facevo, come si può capire, spesso l’apertura dei programmi), mi è sempre andata bene.
Non ho ancora scritto la mia versione da esperto di guerra, ancorché virologo o esperto di politica interna: tutti argomenti di cui ho il medesimo livello di conoscenza e comprensione, cioè vicino allo 0 assoluto.
Diciamo che questi tre argomenti hanno tutti la stessa matrice comune: la paura!
Nel primo caso la paura è che qualcuno schiacci il pulsante sbagliato e faccia partire qualcosa che non voglio nemmeno nominare.
Nel secondo , dopo aver perso mio fratello per questa maledetta pandemia, la paura è ovvia compagna di questo periodo, per tutti i miei cari.
Nel terzo la paura è che dopo aver avuto generazioni di governanti che hanno spesso pensato solo alle loro tasche, ora ce ne siano di quelli che non pensano proprio e fanno le cose così a rampazzo, bruciando anche quelle ultime possibilità generate da una buona figura a livello europeo.
Le soluzioni che propongo? Beh, vi invito a leggere la bibliografia di Philip K. Dick dove tra i tanti romanzi e racconti brevi, ce ne sono diversi che trattano (guarda caso…) tutte e tre le casistiche e, data l’intelligenza a volte un pò stravolta dell’autore, ma sempre acuta e centrata, dava le soluzioni anche se purtroppo, nel caso della brutta abitudine degli umani a risolvere le cose con le armi, interveniva un Deus Ex-Machinae a risolvere la questione. Frase troppo lunga? Avete ragione. Il mio insegnante di lettere mi sottolineava sempre le frasi dove abusavo delle secondarie e degli incisi. Adesso mi capita , per evitare di cascarci, di chiudere i periodi troppo presto… Forse perchè le parole mi tengono compagnia e mentre scrivo un periodo” tassativo”, mi rendo conto che così non è sempre e quindi parte l’eccezione.
Come va da pensionato? Insomma, forse non mi rendo ancora conto di come possa essere e quindi spreco un sacco di tempo, ma sto studiando per migliorare e fare qualcosa che dia un senso a tutto ciò.