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SABATO, DOV’E’ LA DIFFERENZA?

Ci vuole tempo

Non pensavo di arrivare mai a farmi questa domanda… Quando lavoravo c’era sempre una precisa identità in ogni giorno e aldilà di quale fosse della settimana: c’era il giorno del basket, quello delle rubriche del calcio, dell’Nba, delle riunioni più o meno utili (o inutili…), del lavoro in studio o in esterna e, ultimamente, quello in remoto…
Poi è arrivata la pensione, momento atteso da chiunque stia lavorando e l’effetto più evidente è stato questo: una piallata ai contenuti diversificati e diversificanti della propria vita, con una sottolineatura invece di tutto quello che è abitudine .
Certo, vedo molti ex colleghi che si trovano bene a fare una vita completamente differente, anche perchè se la sono organizzata e quindi non la trovano noiosa. In realtà neanche io mi trovo male, però un pò spersonalizzato si. Quando hai vissuto più di quarant’anni in contatto con tantissime persone e facendo altrettante attività, il passare a dovertele scegliere o cercarle è straniante.
Ma non mi preoccupo: fra poco (spero) farò l’umarell in casa mia, quando cominceranno i lavori e avrò il mio da fare (o daffare?)… Intanto mi faccio i miei 6-7 km al giorno a spasso con Mou e Sky il più delle volte nel vicino Parco di Monza, un giorno si e l’altro no a trovare mia suocera in Rsa, un pò strimpello la mia tastiera cercando di imparare Bohemian Rhapsody (discretamente complicata su diversi accordi) e, ultima ora, sto facendo un corso on line di tattoo. Non voglio imitare mio cugino GianMaurizio, che è e resta il primo tatuatore italiano, ma semplicemente imparare una cosa che mi ha sempre incuriosito: applicare la mia capacità di disegnare in un nuovo contesto.
Inoltre, quando arriverà il bel tempo ho una sacca da golf che mi aspetta, insieme a delle lezioni che riportino a galla quello che sapevo fare cinquant’anni fa e che smisi in occasione del dissesto economico di quel periodo.
Dite che in realtà faccio già tante cose? Beh si, diciamo che non mi sono ancora organizzato: ancora adesso, guardando una partita di basket, oltre a tifare mi domando sempre come l’avrei fatta io e cosa avrei fatto vedere.
Insomma, sto cercando di staccarmi dal mio passato ma ancora non ci riesco del tutto: il guaio è che facevo un lavoro che mi divertiva e quindi l’averlo smesso mi fa divertire di meno.
Mi metterò d’impegno!

facendo finta di niente

Giovanni Tranquillo Fercioni

8 dicembre, una data che per me, e per i Fercioni, intesa come famiglia, è particolarmente importante, anche se qualcuno di noi faceva finta di niente…
Mi riferisco a mio papà Aldo, che, un po’ per togliersi un anno e un po’ per festeggiare insieme ad un suo caro amico, spostava la data del compleanno al 10 gennaio. E fin qui, il perché del “fare finta di niente”…
Altri motivi per cui il sette e l’8 dicembre sono importanti? Intanto è Sant’Ambrogio, festa molto importante per chi sta come me e come una buona parte della mia famiglia, a Milano, e un po’ perché in questa occasione c’è la Prima della Scala.
Domanda inevitabile: questo cosa c’entra con la famiglia?
C’entra, c’entra! Perché c’è un grosso legame tra la famiglia Fercioni ed il teatro, in particolare del melodramma. Nonno Giovanni, innamorato sin dalla più giovane età del teatro non perdeva mai l’occasione di partecipare alle prime della Scala, un po’ per amore nei confronti della musica, del teatro ed in particolare di Puccini suo conterraneo, e un po’ per vedere nel parterre e nei palchi scaligeri quanti abiti dell’Atelier Fercioni venivano sfoggiati in quell’occasione. E normalmente erano tanti e quasi tutti modelli unici.
La vicinanza al teatro poi è continuata, così si può dire, con una parte acquisita della famiglia: infatti sua figlia Renata si sposò con Umberto Onorato, giornalista, critico teatrale, caricaturista e pittore di vaglia soprattutto dei grandi personaggi che calcavano i palcoscenici alla metà del secolo scorso.
Ma non finisce qui, i nipoti Gianmaurizio, e Gianluca (e in seguito anche la bisnipote Olivia) hanno studiato e lavorato in teatro (scenografia e costumi in particolare quelli teatrali) .
E adesso, come mai questo risveglio mnemonico dopo 63 anni di vita? Accendo la televisione all’ora di cena e vedo che stanno trasmettendo la Tosca, l’opera pucciniana che quest’anno apre la stagione della Scala. Resto colpito dal fascino di questa scena, anzi, di questa messa in scena particolarmente intelligente, bella e con dei contrasti e delle immagini particolarmente affascinanti. E da lì scatta la molla di scriverci, di raccontare questa piccola parte della mia, anzi, della nostra vita attraverso il teatro.
…E magari ne riparleremo, anzi ne riscriveremo in un altra occasione, sono tanti gli aneddoti da raccontare.

Due giorni di pausa…

A volte succede… Nonostante le buone intenzioni, che secondo il detto ne è pavimentato l’inferno, di essere presente quotidianamente sul blog, capitano dei giorni in cui fai dialetticamente cilecca.
Due giorni in cui sono sicuramente successe cose: uno dei (sempre più) rari matrimoni di parenti, perchè siamo sempre di meno… per esempio. Un’altro in cui ho scoperto che sto per tornare a fare il mio mestiere, il regista di eventi sportivi in esterna, e anche qui ci metto una parentesi e un forse, visto che strana tempora currunt, ma non so quanto strana… Ora ho raccattato idee, fatti, parole, opere e omissioni e torno a tediarvi con mucchi sparsi di tutto ciò. Sicuramente, per ora la cosa più emozionante è vedere una Fercioni sposarsi, visto che siamo come quelli della canzone del Hully Gully: se prima eravamo in dieci a ballare l’Hully Gully, adesso siamo in nove a ballare l’Hully Gully … e così via scalando.. Io poi sono uno con le lacrime in tasca, mi emoziono facilmente e sicuramente ieri lo sono stato e anche tanto.
Ambientazione : sala dei matrimoni civili nel Palazzo Reale in Piazza Duomo a Milano. Fuori pioviggine (ben augurante secondo la tradizione) e 10° scarsi, dentro tante persone e 20° in più. Secondo me lo fanno per facilitare la catena di montaggio dei matrimoni, visto che dentro uno, subito dopo un altro e così via tra un “può baciare la sposa e l’altro…”. Tanti volti cari che non vedevo da tempo, e qui il demonietto dell’emozione comincia a punzecchiare, e tanti meno conosciuti per il momento. Tradizionale tempo di attesa con sposi a espletare la parte burocratica delle varie firme che legalmente ti legano e poi l’ingresso della sposa con il padre: GianMaurizio Fercioni, il più famoso tatuatore italiano e uno dei più celebri scenografi europei ma sopratutto mio cugino paterno. Giusto per citare la cosa, ma non vi starò a fare la cronaca di un matrimonio: io la vivo come emozione, ma dubito che altri possano esserne coinvolti più di tanto. Così come mi emozionerà tornare ( se la cosa andrà in porto) sul ponte di comando di un esterna televisiva, vivendo quel mix di sensazioni che cresce con l’avvicinarsi della diretta, al suo culmine sul conteggio alla rovescia che ti arriva dalla sede di Milano e che sancisce l’inizio dell’evento in onda…
Una nota: alcuni colleghi dicono che ormai quando vanno in onda non provano più emozioni particolari… Se è vero, male e se non è vero, peggio. Ci sarà pure un motivo se quando finisci tutto, vai in albergo (o torni a casa) e non ti addormenti se non dopo un bel pò, tempo di scarico dell’adrenalina… Essere agitati no, ma la giusta tensione è essenziale, come in tutte le cose…