… nel senso che , più hai accumulato passato alle spalle e più pensi al futuro. Certo, lo fai in diversi modi, con diversi atteggiamenti e differenti prospettive, ma lo fai. Andando indietro, il massimo dello spingersi in avanti era quello delle prossime ferie, il prossimo Natale, l’eventuale nascita di un figlio, scadenze comunque quantificabili, ma proprio per queste raramente angoscianti o preoccupanti. Invece quando il tempo si accumula alle tue spalle, ci pensi eccome e le scadenze, vicine o meno, le aspetti con più senso di attesa. E non è per il conteggio finale, che sappiamo tutti, ci sarà e quindi è inutile aspettarlo. L’importante è fare nel tempo che c’è e se ci sono delle cose da compiere, facciamole. Diciamo che il classico “facciamo dopo quello che possiamo fare adesso” tipico della gioventù o comunque di periodi della vita con poche aspettative, più vai avanti e meno lo prendi in considerazione. Proprio perchè non l’hai fatto sinora, fallo. Da dove è partita questa osservazione, dal solito iPad? No questa volta no, John Hyatt seguito dal Liga non portano a queste riflessioni… Forse il guardarsi allo specchio dopo avere trovato una foto tessera di 45 anni fa e visualizzate le “lievi” differenze, fa pensare e rimatassare il filo di quello che si è fatto e non fatto in questo tratto di vita.
E quindi dirà qualcuno? Niente, solo il farlo notare dovrebbe far pensare che forse, le cose, sarebbe meglio farle prima.
Aspettare se c’è un motivo, ok, ma l’aspettare per aspettare pensando “tanto c’è tempo” non va bene. Anche senza pensare alle estreme conseguenze, ci sarà in futuro un momento in cui penserete “l’avessi fatto prima…” perchè è la Legge di Murphy, se deve capitare qualcosa, capiterà nel momento in cui non vuoi assolutamente che capiti…
Differenze tra le due foto? La persona è la stessa, continuo a mettermi Lacoste al posto delle camicie, i baffi a parte due tentativi in quaranta e passa anni, li ho sempre tenuti. La barba era biondastra e adesso è sempre -astra (però bianc..), la montatura degli occhiali (miope ero e miope sono) era Lozza allora e adesso è Pinco Pallino, il peso è cambiato più volte sul mio metro e 81, adesso sono quattro chili sopra il dovuto ma precedentemente è stato molto di più. I capelli? A parte una stempiatura ci sono, anche se per comodità li taglio quasi a zero. Il cervello? Funziona e se la memoria ogni tanto segue idee sue, la capacità di analizzare e trarre conclusioni è sicuramente migliore. Questo perché da giovani si parte in quarta, mentre adesso c’è più tempo e si riescono a valutare i pro e i contro.
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Due giorni di pausa…
A volte succede… Nonostante le buone intenzioni, che secondo il detto ne è pavimentato l’inferno, di essere presente quotidianamente sul blog, capitano dei giorni in cui fai dialetticamente cilecca.
Due giorni in cui sono sicuramente successe cose: uno dei (sempre più) rari matrimoni di parenti, perchè siamo sempre di meno… per esempio. Un’altro in cui ho scoperto che sto per tornare a fare il mio mestiere, il regista di eventi sportivi in esterna, e anche qui ci metto una parentesi e un forse, visto che strana tempora currunt, ma non so quanto strana… Ora ho raccattato idee, fatti, parole, opere e omissioni e torno a tediarvi con mucchi sparsi di tutto ciò. Sicuramente, per ora la cosa più emozionante è vedere una Fercioni sposarsi, visto che siamo come quelli della canzone del Hully Gully: se prima eravamo in dieci a ballare l’Hully Gully, adesso siamo in nove a ballare l’Hully Gully … e così via scalando.. Io poi sono uno con le lacrime in tasca, mi emoziono facilmente e sicuramente ieri lo sono stato e anche tanto.
Ambientazione : sala dei matrimoni civili nel Palazzo Reale in Piazza Duomo a Milano. Fuori pioviggine (ben augurante secondo la tradizione) e 10° scarsi, dentro tante persone e 20° in più. Secondo me lo fanno per facilitare la catena di montaggio dei matrimoni, visto che dentro uno, subito dopo un altro e così via tra un “può baciare la sposa e l’altro…”. Tanti volti cari che non vedevo da tempo, e qui il demonietto dell’emozione comincia a punzecchiare, e tanti meno conosciuti per il momento. Tradizionale tempo di attesa con sposi a espletare la parte burocratica delle varie firme che legalmente ti legano e poi l’ingresso della sposa con il padre: GianMaurizio Fercioni, il più famoso tatuatore italiano e uno dei più celebri scenografi europei ma sopratutto mio cugino paterno. Giusto per citare la cosa, ma non vi starò a fare la cronaca di un matrimonio: io la vivo come emozione, ma dubito che altri possano esserne coinvolti più di tanto. Così come mi emozionerà tornare ( se la cosa andrà in porto) sul ponte di comando di un esterna televisiva, vivendo quel mix di sensazioni che cresce con l’avvicinarsi della diretta, al suo culmine sul conteggio alla rovescia che ti arriva dalla sede di Milano e che sancisce l’inizio dell’evento in onda…
Una nota: alcuni colleghi dicono che ormai quando vanno in onda non provano più emozioni particolari… Se è vero, male e se non è vero, peggio. Ci sarà pure un motivo se quando finisci tutto, vai in albergo (o torni a casa) e non ti addormenti se non dopo un bel pò, tempo di scarico dell’adrenalina… Essere agitati no, ma la giusta tensione è essenziale, come in tutte le cose…
UNA MIRIADE RUTILANTE DI ARGOMENTI…
Oggi è una di quelle giornate delle quali puoi parlare per ore o per niente. Il problema è che mentre ti godi il bel tempo di una giornata festiva (per gli altri perché io lavoro…), vieni stimolato da tantissimi argomenti e questi si accumulano, al punto che ti dimentichi i precedenti e poi i successivi. Per questo il passaggio da tanti a zero è molto più facile di quanto si pensi. Oggi il giro ha visto un Parco di Monza più affollato di quanto abbia mai visto in precedenza: fortunatamente è talmente grande che la cosa non pesa più di tanto. Anche zone non frequentatissime come il Golf e la zona vicina oggi vedevano tante persone e non solo i runners e i ciclisti che anche durante il brutto tempo più brutto e il caldo più caldo ci sono sempre, ma anche famiglie con bimbi, cani, entrambi, poi coppie giovanissime e meno giovani… Allora io e Mou ci siamo esibiti in sentieri meno battuti, addirittura scoprendone di nuovi (per me), ritrovandoci a ridosso di un punto della pista che non conoscevo e in quel momento passavano alcune auto che stavano girando sul tracciato. La più scarsa avrebbe potuto ripianare il mio mutuo di casa e avanzarmi qualche soldino per togliermi degli sfizi…
Gira che ti rigira poi ci siamo trovati dove la nuova pista s’incrocia con il vecchio anello, dove c’era parecchia gente a piedi e in bicicletta e da lì rientrati in una stradina che riattraversava il golf, dove c’era una gara in corso. Il tutto passando da zone in ombra ad altre assolate, dall’asfalto allo sterrato e dall’erba rasata a tratti a “giungla”… e punti in cui erano accumulati resti della tromba d’aria che spazzò pochi anni fa oltre 500 alberi in tutto il parco di Monza
La cosa particolare di queste note, se ci fate caso, è che sono partito con l’idea di fare considerazioni sensate, e invece sto raccontando l’esistente… come un telecronista scarso…
Devo prendere l’abitudine di scrivere o dettare le cose quando mi vengono in mente e non lasciarle passare.
Vabbè, buon primo Maggio.
quasi come in radio…
Non so come vengano tradotti questi post, sicuramente o avete degli ottimi strumenti per il translate o c’è più gente di quanto pensi che conosce l’italiano. Perchè io utilizzo spesso forme gergali, giochi di parole e fraseologie spesso difficili nella stessa lingua italiana. Mah! Un giorno lo capirò, per adesso ringrazio tutti quelli che scrivono e commentano sulla base di quello che racconto. Ancora una volta un riferimento al mio vecchio amore, la radio, è inevitabile.
Anche allora , nell’interscambio di argomenti (allora mediante telefonate o posta non certo elettronica…) ogni tanto avevo la sensazione di essere frainteso, così come spesso mischiavo parole creandone di nuove…
La vera forza della radio rispetto alla tv è propio quello di generare immagini proprie nella singola immaginazione di chi ascolta, sulla base di quello che dici. Cosa che la televisione impone, lasciando poco spazio all’immaginazione.
Il web scritto (come i libri e le pubblicazioni in generale) lascia spazio all’immaginazione: al massimo ad instradare la fantasia ci può essere un’immagine, una foto, una clip. Ma l’importante è quello che viene letto…
Qui dentro…
Qui dentro c’è una fetta di vita, la mia. Non la più lunga e nemmeno la più recente, ma sicuramente per formazione, ricordi e creazione del mio (a volte pessimo) carattere, la più significativa. Intanto dovete immaginare questo palazzo com’era più o meno cinquant’anni fa: color carbone a causa dello smog milanese, allora anche visibile, altro che “polveri sottili”, fumo vero, molto londinese. I riscaldamenti a Milano in quegli anni erano molto random: tante case portavano ancora i segni della guerra e sicuramente delle industrie che allora convivevano coi cittadini milanesi all’interno della città, e le case avevano a volte ancora le stufe, oltre ai camini. I vetri, ricordo questo particolare nei miei primi anni di vita, erano ” a ricupero”, cioè andavi dal vetraio e chiedevi cosa c’era oggi, come le specialità del giorno: a volte trasparenti, a volte opaline, a volte bugnati…. Quello che veniva ricuperato. per riempire i telai delle finestre. La casa era enorme, circa trecento metri quadri con soffitti minimo di cinque metri. Infatti uno dei miei divertimenti da bambino era, dopo essermi arrampicato su antichi e altissimi armadi, lanciarmi sui letti sottostanti, per poi prendermi sgridate e sculaccioni dai miei oltre ad essermi fatto male da solo… Altro vantaggio delle dimensioni esagerate della casa era avere la possibilità di correre lungo il lunghissimo corridoio, che era diviso a metà tra zona giorno e notte da una porta a vetri. Porta che mio fratello attraversò (fortunatamente senza danni) in volo dopo essere inciampato mentre stavamo giocando. il lato della casa non inquadrato aveva un balcone lungo e stretto con una ringhiera in ferro battuto che si estendeva per tutta la larghezza della casa e che non ispirava molta sicurezza. Attraverso quest’ultimo entravano i rami di un indistruttibile sassofrasso (o spaccasassi, pianta che sopravviverà al genere umano…) che diventavano parte dei giochi del Fercioni bambino. Tra questi giochi, molto più dispendioso, c’era il lancio del cucchiaino (rigorosamente d’argento, sennò non era divertente). Io, piccolino, mangiucchiavo qualcosa sul terrazzo e una volta finito, buttavo il cucchiaino giù, perchè era molto divertente sentire il rumore che faceva. E piaceva molto anche ad alcune lavoranti della sartoria che c’era al piano terra che lo smaterializzavano prima che mia mamma scendesse al piano terra.
(1-continua)
MA L’ERA SABET, E L’ERA PIEN DE GENT…
C’era anche lei nel “giro grande” ( per distinguerlo da quello piccolo o dell’isolato). Cucciolina di pochi mesi, buffa come solo i cuccioli sanno essere. Oggi super passeggiata al Parco, nei pressi del Golf all’ingresso di S.Giorgio, arrivati fino all’autodromo, passati sotto la vecchia pista soprelevata e costeggiato tutto il Lambro all’interno del parco. Poi, per non farci mancare niente e siccome , come dice il titolo , preso da una vecchia canzone dei Gufi, dopo un pò, “… l’era pien de gent …” siamo usciti e ci siamo fatti il giro delle cento chiese, pardon, delle cento aree cani. Per un totale di quasi tre ore di passeggiata e otto chilometri lineari, pari a 10/12 canini (zigzagando…). Oggi tempo tiepido, soleggiato in modo non fastidioso, quindi teoricamente una buona mattinata. Teoricamente.
Riemergo…
Due giorni due di flu immersion … Ah beh, se ci mettiamo a fare anche dei giochi di parole in inglese… due giorni di influenza. La versione da me adottata dopo un’attenta valutazione è stata quella virale con subbuglio di stomaco sempre più indeciso se risolvere di sopra o di sotto. Mi sono sentito molto eroico al palesarsi dei primi sintomi: ero in regia a lavorare e avevo ancora mezz’ora di trasmissione, e altrettanto tempo per tornare a casa… Dopo un’ora esatta stavo guardando intensamente vilascioimmaginarecosa… a casa. Un giorno a dieta liquida e quello successivo poco di più. Oggi ho ripreso coscienza, con grande felicità anche da parte di Mou che dopo due giorni di giretti dell’isolato torna a sgranchirsi le zampe un po’ di più. Dimenticavo: tutto ciò mentre sono in ferie………………………………………..
Vigile alla vigilia
Per molti è già festa e gli antipasti cominciano già a sommarsi alla lasagna o al primo piatto della regione di provenienza ( in Italia sono talmente tante le combinazioni…). Io ho passato la giornata svegliandomi un paio d’ore prima del solito ed ho cominciato prima fare tutte quelle cose che faccio dopo… Aprire le persiane, scoprire che la giornata dal punto di vista meteorologico non avrebbe avuto niente a che vedere con il natale, con un vento dal nome da asciugacapelli, caldo… Poi preparare la colazione per il resto della famiglia e dopo averla fatta, uscire con Mou a passeggiare, tra parco e paese . Una decina di chilometri con tutto il mondo a spasso vista la bellissima giornata… Dopodiché, niente lavoro, un bel 8 ore di permesso con preparativi natalizi e non, tanti scambi di auguri social e asocial , e poi il clou della giornata: la spesa delle ultime cose per il pranzo di Natale. Affettati, antipasti, schifezzuole di ogni genere in un ipermercato in cui si muovevano come walkin’ dead gente che ci entra solo una o due volte l’anno. Avete presente gli autoscontri al Luna Park? Uguale… Intanto Auguri di un sereno Natale.
Freddo nelle ossa e non solo…
Così, per rendere l’idea… Anche se il freddo di cui scrivo, non è fisico. Per lo meno, non solo fisico. E’ il freddo che ti piglia quando svegliandoti, la prima notizia che leggi è la scomparsa di un’amica, che non sapevi essere malata. Oppure quello dato dalla delusione di persone che pensavi amiche e che scopri essere tutt’altro. Per non parlare di quello che ti entra nelle ossa quando ti rendi conto di non essere più in grado di fare cose che, prima, ti venivano naturalmente. Insomma , un discreto quadretto, che se non sei in grado di affrontare, Huston, abbiamo un problema. Per il primo elencato, la soluzione l’uomo la cerca da sempre, ma è facile, è dentro di te: un pò nei ricordi ed un pò nell’anima, e nella speranza un giorno di rincontrarci… Per il secondo freddo, è più facile, materialmente: prendi contromisure, prendi le distanze e, se non è sufficiente, prendi la persona per il coppino e glie ne dici 4/8/16… Sull’ultima dell’elenco devi fare il lavoro più faticoso: si chiama mantenersi in controllo, cercare di essere sempre cosciente di quello che fai e di quello che accade vicino a te, lavorare sulla memoria ed essere cosciente delle proprie capacità, senza barare. Perché il bluff lo vedi tu per primo…
Piùtost che ‘gnent, l’è mej piùtost
La pallosità è la caratteristica di questi giorni: noioso, irascibile, facile agli scatti, rompipalle… Insomma, decisamente il contrario di come sono normalmente. Forse vuole dire che sono arrivato alla famosa soglia oltre il quale le persone abitualmente buone sbroccano. E diventano molto meno buone. I motivi probabilmente sono da accumulo, una sovraesposizione alla rottura di palle con qualche sovrapposizione, in contemporanea, di negatività sparse. Poi a rimetterci, povero, è Mou, che si trova un padrone al quale non va bene nulla e che lo cazzia per qualsiasi cosa. La cosa magica dei cagnoloni è che ti scusano subito, capendo immediatamente che non ce l’hai con loro ma con il mondo e con noi stessi. Perché quasi sempre l’errore è proprio merce nostra, e l’incazzatura in realtà è contro il proprio errore. Quindi, quando ce la prendiamo con qualcun’altro, facciamo un esamino di coscienza, per capire se è proprio un problema suo o nostro. Poi se è verificata la nostra conclamata innocenza, prendiamocela con il colpevole in questione, se no guardiamoci allo specchio e prendiamo provvedimenti…