No, non è un estratto da “Karate Kid”, ma dal mio porta penne sulla scrivania. Non mi ricordavo più che certe penne, per evitare che si secchino prima di cominciare ad usarle hanno sulla punta una sorta di cera… Io stavo per buttarne via quattro quando all’ultima mi è venuto il dubbio che forse c’era qualcosa da togliere. Ora fanno ancora bella figura nel porta penne e si seccheranno anche grazie alla temperatura che da un paio di mesi sta massacrandoci tutti …
Se vogliamo questa può essere una buona filosofia per affrontare diverse situazioni: non buttiamo via subito la cosa che sembra non funzionare, osserviamola bene, cerchiamo di capire perchè non funziona. Certo ci sono anche le cose che non vanno ma sono molte di meno di quello che si pensa.
Magari se si compra spesso da qualche sito di e-commerce cinese diciamo che può essere più frequente ma neanche questa è una regola. Io ero un assiduo frequentatore di alcuni di questi siti e molti degli oggetti (spesso inutili ma curiosi) comprati, dopo un primo tentativo fallito di funzionamento, dovuto anche dalle istruzioni scritte in formica-font, poco leggibili da un miope-presbite come me, sono riuscito poi a farli funzionare. Il fatto che siano durati poco non è dovuto al mancato funzionamento ma al fatto che non mi servivano… Ma questo è un’altra storia.
Inoltre le biro dal quale è partito il discorso provenivano da un normalissimo supermercato (anche se il made in China era comunque presente), quindi si può andare avanti.
Quello che voglio dire che spesso ci fermiamo ad un primo sguardo e valutiamo da quello: un po come il famoso giudizio a pelle che si dal primo incontro con qualcuno. In questo caso è ancora più difficile scrollarselo di dosso, però bisognerebbe anche lì farlo.
Non è buonismo, è sopravvivenza… Perchè se magari sbagliamo valutando male una brava persona e in questo caso forse ci perdiamo qualcosa, sicuramente arriva la fregatura se valutiamo positivamente qualcuno che poi si rivela una sòla…
Metti la cera e togli la cera…
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Confusione
No, non è il solito verso tratto da Epitaph dei King Crimson… E’ proprio la tradizionale confusione, quella che quando abbiamo le migliori intenzioni di fare qualcosa, si intrufola nella testa rimescolando il tutto e facendoti passare la voglia … Il perché è sconosciuto, se no sarebbe troppo facile e bello da affrontare. Stanchezza, stress, pigrizia o tutte e tre chi lo sa! Poi per sviare la maledetta ti concentri su qualcosa che non ti costringe al ragionamento, una di quelle cose che facciamo meccanicamente e quindi prendiamo in mano lo smartphone … Giusto per fare qualche danno in piú apriamo un gioco, e questo è il male minore… Se invece andiamo sull’e-commerce , lì possiamo fare guai veri, perché il migliore antidepressivo ( cioccolato a parte) è comprare qualcosa, possibilmente inutile ma che ci piace tanto. Un pò come i giocattoli a Natale quando eravamo bambini, durata : forse fino a S.Stefano , a volte meno. Il desiderio è la base di tutto: raggiunto l’oggetto desiderato, si passa al desiderio successivo . E la confusione? Aumenta!
osserva ,taglia e cuci…
Grazie ad una giornata meteorologicamente pessima (pioggerella, fitta e fastidiosa), la passeggiata con Mou dalle due ore abituali si è ridotta ad una mezz’ora scarsa, lasciandomi il tempo di guardare (e a volte leggere) le breakin’news dei social. Che sono , molto spesso, veramente “Breaking”, cioè rompono.
Quelle intelligenti, rompono l’indifferenza, quelle polemiche rompono gli equilibri e quelle fake rompono e basta. Purtroppo le ultime sono la maggioranza, alimentate da chi le propala per burla, chi per superficialità e chi per volontà di destabilizzare o volgere le opinioni a propio favore. Se ascoltate gli “umarell” da social, cioè gli anziani che invece di osservare i cantieri , guardano i vari FB, Tweet e via postando, sentirete dei commenti che tanto somigliano a quelli che si sentivano al bar sotto casa dai loro predecessori: “… ai miei tempi non era così, queste cose non succedevano, adesso è una vergogna…” ecc.ecc. In realtà la teoria del fatto che tutti mangiano un pollo mentre invece lui ne mangia due e io nessuno (si chiama statistica) riesplode anche in questo caso. Anche prima con strumenti differenti ed in misura meno appariscente accadeva tutto ciò: solo che gli strumenti erano differenti. Meno universali ed efficaci, c’era il passaparola, i giornali (pochi) diffondevano le notizie che volevano a secondo della linea politica dell’editore e più era grande il bacino di utenza e più si diffondevano le news. Anche in passato fiorivano le “bufale”, solo che era più difficile individuarle, perché pochi avevano la possibilità di fare un confronto: le rassegne stampa erano ad appannaggio solo di chi ci lavorava con le news, e pochi altri. Diciamo che il web e in particolare il web-condiviso, cioè i social, sono un amplificatore ed acceleratore di quello che succedeva prima.
Un’altro esempio? Facile: l’E-Commerce. E non parlo di quello legato alle marche, quello che compri per comodità on-line anziché nei negozi, ma delle “cinesate”, le robe quasi inutili vendute da siti o app provenienti da sedi distribuite nei paesi più improponibili.
Fino ad una trentina d’anni fa (a spanne), nella terza di copertina di molte riviste di tutti i generi, c’erano in vendita una serie di prodotti miracolosi: dagli occhiali per vedere attraverso i vestiti, al periscopio portatile, allo schermo per trasformare il televisore b/w a colori e così via. Non è molto differente adesso: se andate su alcuni siti orientati ed orientali, moltiplicato per mille, trovate i nipoti dei prodotti elencati, a dei prezzi demoltiplicati per mille.
E anche da questo si capisce perché ci sia tanta confusione…