In realtà bisognerebbe, più che di queste tre camere, fare un piano sequenza di tutto il palazzo, comprese cantine, scale, cortili, abbaini e piccoli locali dislocati un pò ovunque nella casa. Questo è stato nel vero senso della parola la mia casa, il mio parco giochi, il mio mondo quando tornavo da scuola. Ero l’unico bambino nell’arco dell’isolato, di questo ero sicuro: non c’erano molte persone già allora che abitavano in Via Montenapoleone (anche se sicuramente più di adesso). Quindi per non annoiarmi dovevo dare fondo alla fantasia e sfruttare questo micro-macro mondo che avevo a disposizione.
E che mondo: La casa era composta da quattro ali principali e tre secondarie: quella più antica era quella nella fotografia ed era del XIV° secolo, un ex convento con relative segrete dove, piccolo esploratore con pila, mi inventavo avventure in mezzo a porte di legno ammuffito, vecchi bauli e oggetti che adesso, in tempo di antiquariato/modernariato farebbero la felicità di molte persone… Originariamente per accedere a casa nostra c’era una sola scala che si vedeva essere stata costruita in due tempi, fino al primo piano con una larghezza e un’altezza differente dei gradini (si lo so, si chiamano alzata e pedata…) mentre dal primo al secondo, più recente in un neoclassico del Canova in marmo più pregiato, si arrivava al nostro ingresso.
La caratteristica peculiare di quella scala era che non finiva al nostro piano, ma era coronata da una cupola che, ricordo nella mia infanzia, essere grigia, fino al momento in cui venne “ripulita” da quel grigio scoprendo degli affreschi sopravvissuti ai bombardamenti dell’ultima guerra.
Un altro ricordo d’infanzia era l’atrio delle scale con un soffitto a cassettoni che precedeva quelle scale che facevo centinaia di volte di corsa, su e giù, spessissimo. La seconda scala, guardando la facciata della casa, sul lato sinistro era più recente e apparteneva al corpo dell’ala sinistra del palazzo. Non era originariamente collegata con la casa: questo avvenne successivamente con l’inserimento di un “modernissimo” ascensore e con l’eliminazione di un bagno trasformato poi nella scala di collegamento con il pianerottolo dell’ascensore.
Il cortile con colonne neoclassicheggianti veniva usato come posto auto per noi pochi inquilini del palazzo e, sulla sinistra c’era un ingresso per una corte più piccola, appartenente al corpo di una delle due ali settecentesche dove lì normalmente finivano le biciclette…
In tutto e per tutto un palazzo come tanti a Milano e in Italia: la differenza era dove si trovava… e sopratutto la differenza era che ci ero nato e cresciuto, era la mia casa… (continua-3)