Intanto parlo (scrivo…) di questo capodanno, del fatto che ultimamente sento di nuovo la capacità di commuovermi con niente, o per lo meno con cose che apparentemente sono di poco conto.
Le emozioni riemergono facilmente, la lacrima appanna gli occhi con poco e il desiderio di dare/avere affetto diventa quasi una necessità. Il desiderio di contatto con le persone e gli animali cari si integrano con altre purtroppo impossibili come il voler comunicare con chi non c’è più fisicamente ma che è presente nel cuore.
Da lì parte la ricerca nella memoria di ricordi cari, di far riemergere voci, immagini, persino profumi e odori che ci riportano indietro… Le feste, quelle legate al Natale e dintorni, sono quelle più efficaci e riescono benissimo nello sganciarti dalla routine quotidiana per riportarti in altri momenti più caldi , più tuoi.
Di tutto ciò cosa rimane? Per fortuna tanto, basta fare spazio dentro: far in modo che le emozioni non vengano compresse ma possano uscire liberamente, senza vergogna. Una lacrima non è un dramma o una vergogna, è essere veri, è dimostrare che si ha qualcosa ancora dentro e che non siamo solo un involucro con reazioni prevedibili e incasellate. Avere il coraggio di essere se stessi , senza vergognarsi male non fa, anzi.
Mi sono reso conto che volevo scrivere di tutt’altro ma poi sono scivolato sulle lacrime… e questo è il risultato. Ieri, nell’ultima passeggiata con Mou del 2019 abbiamo incontrato un signore attempato e gentile con il suo cagnolino, anche lui (parametrando le età) attempato come il suo padrone. Abbiamo cominciato a chiacchierare e siccome il suo bassottino andava d’accordo con Mou abbiamo fatto una buona parte di strada con i suoi racconti di una vita di cui so molto, e del suo cagnolino del quale era preoccupato data la “sua” veneranda età… Meravigliosi entrambi, auguro loro ancora tanto tempo insieme, perché dovrebbe essere giusto così.
Dovrebbe essere così per tutti. Dove c’è affetto.