poi ricomincio col libro…

Intanto parlo (scrivo…) di questo capodanno, del fatto che ultimamente sento di nuovo la capacità di commuovermi con niente, o per lo meno con cose che apparentemente sono di poco conto.
Le emozioni riemergono facilmente, la lacrima appanna gli occhi con poco e il desiderio di dare/avere affetto diventa quasi una necessità. Il desiderio di contatto con le persone e gli animali cari si integrano con altre purtroppo impossibili come il voler comunicare con chi non c’è più fisicamente ma che è presente nel cuore.
Da lì parte la ricerca nella memoria di ricordi cari, di far riemergere voci, immagini, persino profumi e odori che ci riportano indietro… Le feste, quelle legate al Natale e dintorni, sono quelle più efficaci e riescono benissimo nello sganciarti dalla routine quotidiana per riportarti in altri momenti più caldi , più tuoi.
Di tutto ciò cosa rimane? Per fortuna tanto, basta fare spazio dentro: far in modo che le emozioni non vengano compresse ma possano uscire liberamente, senza vergogna. Una lacrima non è un dramma o una vergogna, è essere veri, è dimostrare che si ha qualcosa ancora dentro e che non siamo solo un involucro con reazioni prevedibili e incasellate. Avere il coraggio di essere se stessi , senza vergognarsi male non fa, anzi.
Mi sono reso conto che volevo scrivere di tutt’altro ma poi sono scivolato sulle lacrime… e questo è il risultato. Ieri, nell’ultima passeggiata con Mou del 2019 abbiamo incontrato un signore attempato e gentile con il suo cagnolino, anche lui (parametrando le età) attempato come il suo padrone. Abbiamo cominciato a chiacchierare e siccome il suo bassottino andava d’accordo con Mou abbiamo fatto una buona parte di strada con i suoi racconti di una vita di cui so molto, e del suo cagnolino del quale era preoccupato data la “sua” veneranda età… Meravigliosi entrambi, auguro loro ancora tanto tempo insieme, perché dovrebbe essere giusto così.
Dovrebbe essere così per tutti. Dove c’è affetto.

ATD

la prima pagina di ATD, anno 1986

-Questo è l’incipit (come dicono quelli bravi…) di uno dei millanta tentativi di libro scritto (ed interrotto) dal sottoscritto. Voglio riproporlo perchè così, con la scusa di trascriverlo, magari mi viene la voglia di terminarlo… mah, vedremo. Intanto queste sono le prime righe:


Chissà come mai, ma quando ci si immagina il viaggio nel futuro ed il futuro stesso, l’idea che ci facciamo è comunque diversa dal presente.
A volte lo immaginiamo peggiore, a volte migliore, ma non passa mai nella mente di nessuno che il futuro può essere decisamente uguale, con piccole sfumature tecnologiche, tipo la televisione in tre dimensioni ( non il 3D decantato nel 2000 e dintorni, che era un semplice effetto ottico di sfasamento delle immagini) al posto delle tradizionali due, fatto comunque compensato da un canone televisivo tre volte più caro di quello dei miei tempi.
Come faccio a parlarne? Semplice, io ci sono stato! Dove? Beh, la domanda esatta è quando, il dove è ininfluente. Anno 2084, grazie ad un nuovo tipo di contratto a t.d. (a tempo determinato, come i contratti che si usavano una volta prima di inventarsi le formule astruse degli anni 2010 in poi…).
Va specificato che questa volta, quando dico a “tempo determinato” lo intendo nel senso letterale del termine: sono stato prelevato nel mio tempo, anno di grazia 1987, dove alla mia non più tenerissima età di 30 anni esercitavo la precaria professione di aiuto regista, e mi è stato “proposto” di lavorare ad una produzione in 3D esattamente 97 ani dopo.
Sul perché proprio io e proprio dalla mia epoca ancora è un mistero. Ad essere sinceri è ancora un mistero su come , anche nel 1987 , venissero fatte le selezioni del personale della mia azienda (a meno che tu fossi l’amico/a di qualche pezzo da novanta o viceversa…).
(…. Continua-1)

63 NATALI…

Me and Mou

Lo so che è meglio guardare avanti, che non è produttivo rimanere legati ai ricordi ecc. ecc.
Fosse sempre vero sarebbe più semplice… In realtà il passato è importante proprio in prospettiva di come dovrà essere affrontato il futuro e se questo vale genericamente per tutto l’anno, diventa ancora più evidente durante le feste. Quando cambiano i volti delle persone che incontri: ne scompaiono alcune e ne appaiono altre, che potranno essere altrettanto importanti di quelle che se ne sono andate. I ricordi ci aiutano in questo, basta riviverli positivamente, per le cose e significati belli che ci hanno lasciato e non solo per rimuginarli senza coglierne i valori positivi che ci lasciano.
Forse tutto viene amplificato dal fatto che le persone care, parenti, amici e chiunque abbiamo incontrato in un più o meno lontano passato, ha vissuto in parallelo una vita sua, spesso discostandosi fisicamente da noi. Che ne so, andando ad abitare in altri posti, frequentando altre persone, vivendo semplicemente altrove ma non per questo cancellando i periodi passati insieme e condivisi. Anzi , se siamo capaci di portarci dietro le esperienze, le cose fatte e vissute in compagnia, manteniamo sia il ricordo e sia l’importanza che questo ha rivestito e tutt’ora riveste. E poi nessuno (su questa terra) ci vieta di riallacciare quello che il tempo e la vita ha allontanato, se vogliamo. L’unica cosa che ce lo può impedire è il destino, ma anche lì lo possiamo fregare… Noi abbiamo i ricordi, sappiamo cosa abbiamo passato insieme e quanto importante è stato, e ce lo teniamo nel cuore. Alla faccia sua.

LONG TRAIN HOME

serenità

Non sono abituato a scrivere mentre vado a trecento all’ora, però ci provo. Più o meno a metà del viaggio, tra Napoli e Milano su di un treno ad alta velocità (e oggi anche comodità, visto il posto molto confortevole), con la musica del mio Ipod nelle orecchie, tra un sonnellino e l’altro conciliato dal movimento è il momento di rimettere in movimento le meningi… Come al solito non c’è niente di meglio che allontanarsi per avere una visuale migliore di tutto quello che normalmente ti è vicino. Casa, famiglia, lavoro e e tutto quello che fa parte abitualmente della vita quotidiana..e rendersi conto che mancano è paradossalmente di conforto.
Vedere che continuano ad essere importanti, che il tempo non ha intaccato gli affetti, che la routine non è riuscita ad macinare i rapporti con il mio (molto) prossimo.
Ed è la stessa sensazione di sicurezza, tranquillità e perché no, di benessere, che si ha quando si è vicini alle persone care. Sarò anche condizionato dall’effetto Christmas, quello che ci rende momentaneamente (speriamo di no) più buoni, ma confido nel fatto che sia una cosa più duratura, perché nata molto prima delle feste…

Sono passate quasi 24 ore da queste righe, sono a casa e quel senso di tranquillità persiste, ed è un buon segno. Anche perché da buon meteoropatico dovrei essere di pessimo umore: qui il grigio più grigio del grigio è il colore dominante del cielo, con una pioviggine noiosa e fastidiosa, che ti toglie la voglia di uscire e di fare qualsiasi cosa.
Però, mi giro, vedo la mia famiglia in giro per casa, il mio cane che chiede coccole e crocchette, qualche apparecchio televisivo o radiofonico in sottofondo che non dice niente di particolare ma crea una base sulla quale parlare, ragionare e mettere i miei sempre presenti acufeni in seconda fila e tutto sommato va bene così.
La settimana si propone abbastanza neutra, con impegni sui generis al lavoro, riunioni, qualche special natalizio da registrare e nel week end l’ultima giornata del campionato di calcio da produrre prima della pausa natalizia.
Ad incastro in questi impegni, visite presso qualche amico e parente per gli auguri, gli ultimi acquisti per i regali e “varie ed eventuali”. Insomma, una discreta normalità che è indice di quello al quale bisognerebbe aspirare sempre: non la tanto aspirata felicità ma una serenità abbastanza costante, non noiosa ma neanche faticosa… Insomma : Serene Feste.<

facendo finta di niente

Giovanni Tranquillo Fercioni

8 dicembre, una data che per me, e per i Fercioni, intesa come famiglia, è particolarmente importante, anche se qualcuno di noi faceva finta di niente…
Mi riferisco a mio papà Aldo, che, un po’ per togliersi un anno e un po’ per festeggiare insieme ad un suo caro amico, spostava la data del compleanno al 10 gennaio. E fin qui, il perché del “fare finta di niente”…
Altri motivi per cui il sette e l’8 dicembre sono importanti? Intanto è Sant’Ambrogio, festa molto importante per chi sta come me e come una buona parte della mia famiglia, a Milano, e un po’ perché in questa occasione c’è la Prima della Scala.
Domanda inevitabile: questo cosa c’entra con la famiglia?
C’entra, c’entra! Perché c’è un grosso legame tra la famiglia Fercioni ed il teatro, in particolare del melodramma. Nonno Giovanni, innamorato sin dalla più giovane età del teatro non perdeva mai l’occasione di partecipare alle prime della Scala, un po’ per amore nei confronti della musica, del teatro ed in particolare di Puccini suo conterraneo, e un po’ per vedere nel parterre e nei palchi scaligeri quanti abiti dell’Atelier Fercioni venivano sfoggiati in quell’occasione. E normalmente erano tanti e quasi tutti modelli unici.
La vicinanza al teatro poi è continuata, così si può dire, con una parte acquisita della famiglia: infatti sua figlia Renata si sposò con Umberto Onorato, giornalista, critico teatrale, caricaturista e pittore di vaglia soprattutto dei grandi personaggi che calcavano i palcoscenici alla metà del secolo scorso.
Ma non finisce qui, i nipoti Gianmaurizio, e Gianluca (e in seguito anche la bisnipote Olivia) hanno studiato e lavorato in teatro (scenografia e costumi in particolare quelli teatrali) .
E adesso, come mai questo risveglio mnemonico dopo 63 anni di vita? Accendo la televisione all’ora di cena e vedo che stanno trasmettendo la Tosca, l’opera pucciniana che quest’anno apre la stagione della Scala. Resto colpito dal fascino di questa scena, anzi, di questa messa in scena particolarmente intelligente, bella e con dei contrasti e delle immagini particolarmente affascinanti. E da lì scatta la molla di scriverci, di raccontare questa piccola parte della mia, anzi, della nostra vita attraverso il teatro.
…E magari ne riparleremo, anzi ne riscriveremo in un altra occasione, sono tanti gli aneddoti da raccontare.

GELO, GELO, MANCA…

Foglie, foglie mie…

Per qualche minuto mi è venuta la tentazione di trasformare questo blog in un vlog (blog video) , o in un flog (blog fotografico) per evitare che diventi un nlog (un blog di niente…). Poi ascolto un brano musicale, guardo fuori dalla finestra, accarezzo il mio cane, scambio quattro chiacchiere con persone conosciute al parco , vedo cose, ci penso su e a questo punto tutto torna al suo posto.
Non è solo una giornata fredda di dicembre, e nemmeno una giornata vuota.
Perchè solo nell’oretta e mezza passata al parco con Mou, il mio cagnone, ho conosciuto una decina di persone con altrettanti cani e altrettante storie. Anche il trasferimento da casa sino all’ingresso del parco ha una storia: è il primo viaggio che Mou fa sulla nuova macchina, più spaziosa per lui, ultimamente costretto nel piccolo bagagliaio della Smart di prima. Ed è stato particolarmente apprezzato, al punto che ad un certo momento non vedo più la testa , guardo girandomi un attimo e lo vedo sdraiato e rilassato sulla sua copertina con aria soddisfatta. Poi la passeggiata al Parco di Monza, incontrando persone e cani di tutti i generi : da piccolini abbaiosi sulla difensiva a giganteschi simil-maremmani di 75 kg rilassati e rilassanti dove , il mio che normalmente sembra essere un cane di taglia grande, in confronto sembra meno della metà.
Poi, ogni tanto delle vecchie conoscenze con le quali il gioco è parte obbligatoria della passeggiata. Il tutto intervallato dall’attenzione al fatto che non si ingurgiti il letame sparso a piene mani dai contadini.
Avete presente un cane affettuoso che ti si avvicina con tanto di fiatella letamata? E’il lato meno bello di una delle cose più belle del mondo, l’affetto incondizionato che i pelosoni ci donano…
Una nota che sembra un annuncio di Pubblicità Progresso ma che non mi stancherò mai di fare: Il cane non è un oggetto, non è un regalo, è un essere vivente che non può e non deve essere accantonato o abbandonato. Se decidete di condividerne del tempo, sarà un pezzo di vita in comune, e lui(lei) ne sarà un pezzo importante quanto tutti gli altri. E in seconda battuta, se avrete il coraggio (perchè ce ne vuole) di entrare in un canile, sarà un’esperienza importante, vi renderete conto di molte cose…

SCI GH’ERA

La nebbia alle irte torri ….

Siamo al calembour più criptico che più criptico non si può…
Intanto per venirne a capo devi essere lombardo o conoscere il dialetto milanese, e poi, partendo da lì decodificare i vari doppi e tripli sensi.
Dicesi “scighera” da Wikipedia (scritta meravigliosamente in dialetto milanese) :
La scighera (ciamada anca gheba, nebia o burda) a l’è un fenomen meteurulogich che l’è pruvucaa de l’evapuraziun de l’aqua che la gh’è in del sör o in d’una distesa de aqua in süperfiss. A cuntat cun l’aria, el vapur de l’aqua al vegn püssee fregg e’l se cundensa in d’un areosol furmaa de gut piscininn che rifrang la lüs del suu e la fan vegnì d’un culur panaa (bianch). D’Inverna in de la pianüra padana al càpita de spess che ghe sia la scighera, suratüt dopu che’l cala o ‘l leva sü el suu.
Fantastico: trovare una voce dialettale spiegata in dialetto da Wikipedia è fantastico. Un applauso a chi ha stilato e chi ne ha approvata la pubblicazione.
Come l’ho scritta io nel titolo del post vuol dire ” c’era lo sci”, in riferimento che nelle ultime stagioni di neve se n’è vista pochina.
Adesso con le ultime perturbazioni , tutti ci auguriamo che se ne sia depositata a sufficienza. Intanto l’umidità e le piogge di questi giorni hanno provocato il fenomeno che potete vedere nell’immagine in testa a questo post: appunto la “scighera”, la nebbietta bassa provocata dall’evaporazione dell’umidità…
Insomma. abbiamo avuto un Novembre tra i più piovosi degli ultimi decenni, con conseguenze anche drammatiche in tutta l’Italia e in molte nazioni europee.
La domanda adesso è : Dicembre come sarà? Sci Gh’Era o Gh’in no?
Ai Posteur l’ardua sentenza.

Pioeuf in sui pieucc

Visita da camera mia

Mi esibirò in un tentativo di post scritto (quindi un poscritto…🤔) sul mio smartphone, dove i miei ditoni occupano mediamente due tasti e mezzo… Intanto la location: la sala colazioni di un particolare hotel a Lecce, ricavato da una grande casa antica in centro, dove cortesissimi addetti ti cercano di agevolare il più possibile. 

Il che, come scriveva il grande Giovannino Guareschi, è bello ed istruttivo… 

Qui sto cercando di mettere assieme i pezzi per un viaggio di ritorno che rischia di essere un viaggio della speranza a causa della concomitanza del diluvio universale che staziona da giorni su tutta l’Italia con le agitazioni dei controllori di volo oltre a parte degli addetti dell’Alitalia. Perché sono qui? Ieri, teoricamente avrei dovuto essere il regista per Sky di Lecce vs Cagliari. Invece praticamente abbiamo passato la serata tra un collegamento ed un’intervista per scoprire che la non praticabilità del campo non avrebbe consentito lo svolgimento dell’incontro. Il tutto preceduto da un volo agitato ma non troppo ( come il Martini di James Bond) ed un atterraggio che, e chi conosce l’aeroporto di Brindisi sa, è sempre avventuroso a causa del vento che perennemente soffia più o meno da quelle parti. Adesso, mi accingo a tornare, con tutte le variabili del caso. Se non scrivo più nei prossimi giorni datemi per disperso…


I-PIOGG

Criptico, come minimo. Forse anche confuso. Sicuramente meteoropatico… Basterebbero queste tre asserzioni per spiegare i perchè ed i percome di un blog che a volte sulle ali dell’entusiazzo (Cit. Bisio) eccede nei post quotidiani , ed in altre brilla per assenza minimo settimanale.
Partiamo dall’ultima che innesca le altre due: I-piogg perchè nel Nord Italia sono mesi che piove (dopo altrettanti di siccità) e nei tempi che passo in casa a tenermi compagnia sono i vari “I”.
iPhone per i contatti con l’esterno: verbali, scritti, disegnati e quant’altro. Poi il mio vetusto ma sempre attivo I-Pod, con oltre 100 giga di musica, prevalentemente la mia con qualche infiltrazione condominiale di mia figlia che skippo all’occorrenza. Poi ultimo ma non ultimo, il mio vecchissimo I-Mac sul quale sto scrivendo ora e, con i suoi 27 pollici, mi consente di non distruggermi gli occhi come sugli smartphone…
Sul fatto di essere sovente confuso, non ci piove (…), perché forse è l’ammasso di dati che viaggiano in questo testone che spingono per uscire e nella calca si mischiano. A riprova di questo basta leggere queste righe dove il dituttounpò è il leit-motiv… e il concetto che recita “tante idee e confuse” è alla base di tutto.
Sul fatto di essere criptico nasce sicuramente dal mio modo di essere. Lo ero quando scrivevo (allora con carta e penna/matita), meno che ventenne, sproloqui e spropositi di ogni genere. Anche poesie.
Parentesi: un giorno che ricupero il coraggio di farlo, le pubblico. Ho continuato a farlo a voce nei miei anni di radio davanti ad un microfono dove assordavo di assurdità chi aveva la voglia ed la pazienza di ascoltarmi alla mattina. Ma mattina proprio mattina… dalle 6 in poi. La mia teoria era di filtrare il meno possibile attraverso il cervello le cose che poi dicevo… Un vero miracolo in più di dieci anni non avere vinto denunce e querele da parte di qualcuno.
Forse sono stato aiutato dal fatto che a quell’ora tutti sono meno ricettivi e colgono le cose nel giusto modo senza badare alla forma “informale”.
Quindi ben venga l’I-Piogg, se rimette in moto le sinapsi.
Ben tornati.

X… FACTO!

Il dubbio sul titolo era tra quello che vedete e “detto… Factor”… messo male, dite? Abbastanza… Però la serata è passata volentieri, ma facciamo un paio di passi indietro. Quanti anni sono che Sky si è caricata sulle spalle questa mega produzione? Tanti e da altrettanti che sulla intranet dell’azienda ci sono dei biglietti a disposizione dei dipendenti, ovviamente da vincere mediante qualche gioco. Siccome dove c’è un gioco io ci provo, e , sempre da quei tanti anni che non ho mai vinto un tubo, e siccome sono un Capricorno quindi testardo solo come noi nati a cavallo tra un anno e l’altro siamo, ci riprovo.
Lo faccio distrattamente, pronto all’ennesimo : “… riprova la prossima volta, sarai più fortunato…” . E invece esplode sullo schermo del PC “…hai Vinto..” No dai! Riguardo ed è proprio così, non è uno scherzo.
Da lì comincia la preparazione della serata: ora, prima regola di questi premi è che a usufruirne deve essere per uno dei due biglietti il dipendente in questione. Quindi mandare moglie e figlia è impossibile. Allora aspetto che se la sbrighino tra loro: ovviamente sarebbe stato bello andare con entrambe ma il regolamento non lo prevede.
Alla fine viene Martina , mia figlia. Ritiro i biglietti, andiamo a mangiare insieme e chiacchieriamo come non mi capita da tempo e inizia una serata bellissima, per la compagnia , per avere passato un pò di tempo insieme e per avere condiviso uno spettacolo nello spettacolo. La trasmissione l’abbiamo vista enne volte ma dal vivo è un’altra storia e non perchè c’è la televisione o le canzoni live, cose al quale, visto il lavoro che faccio, sono più che abituato… Ma perchè è entusiasmante la macchina di come è organizzato tutto, la bravura dei macchinisti, di chi prepara ad un metro di chi canta e presenta le scene, facendo apparire e scomparire le cose come per magia. Invece è bravura, professionalità, sincronismi provati tante e tante volte e rendono ancora più entusiasmante lo spettacolo…
Insomma Ok lo spettacolo, ok le canzoni e i cantanti, ma sopratutto ok stare con la propria famiglia e condividere cose che piacciono, insieme.

Sito così è se mi pare… di Giancarlo Fercioni