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Fatto qualcosa?

Oggi freddo vero, qui nell’hinterland milanese. L’ immagine è del Parco di Monza, prato del Dosso, uno dei preferiti dai padroni di cani della zona. Una passeggiata di qualche chilometro con Mou, chiacchierando ogni tanto con altri “amici di cani”, tra i quali tre ragazzi stranieri con una cucciolina di Weimaraner di quattro mesi: meravigliosa.

I sentieri lungo il Lambro che raccontano come, nonostante l’inquinamento, questo fiume mantenga il suo fascino. Poi se non ci fossero i furbetti dello scarichino che di notte e nei festivi spengono i loro depuratori , sarebbe ancora più bello.

Si esce dalla porta di S.Giorgio, di fronte all’ingresso del Golf, si attraversa la frazione che porta lo stesso nome e che, per i confini precedenti alla nascita del muro di recinzione, è una enclave di Vedano, che adesso è dall’altra parte del Parco, nonostante confini di fatto solo con Villasanta. Attraversiamo il ponticello napoleonico sopra il Lambro, in un punto dove, quando ci sono le piene, è impressionante ( e rischioso) stare. Poi dritti fino al passaggio a livello dove passano i trenini della Lecco-Molteno, ogni mezz’ora circa e poi dritti fino in paese. Totale: 5 chilometri, con le variabili che il camminare con un pelosone comporta. Questa è la mia prima parte della giornata quando il tempo è buono. Se piove, pipì, cacca e sguardo supplicante che chiede di risalire…

Mou

Oggi è ?

….

>un giorno come tanti altri

>un giorno bigio d’inverno

>un giorno da affrontare con lo spirito giusto

> una giornata da dimenticare 

Guardo fuori dalla finestra e la tentazione è quella di spuntare la seconda e la quarta tra le ipotesi del giorno. Poi prevale la terza, anche se ci vuole un po’ d’energia per farlo. Certo che ti alzi e vedi un bel tono su tono, grigino su grigione…  

Questa seconda parte comincia finita la giornata di lavoro. Dopo una mini passeggiata sotto una pioggia mista a neve con Mou, che giustamente non aveva neanche tanta voglia di rimanere in giro. Facendo un consuntivo dalle ipotesi di questa mattina presto, posso scrivere che forse tutte le ipotesi si sono presentate di volta in volta. Forse escludendo l’ultima troppo drastica. La giornata comincia uscendo da un bel sogno molto vivido che ti fa cominciare il tutto con il famoso piede giusto. Che non ho mai capito quale sia, comunque la prossima volta controllo qual’è…. Poi apri le finestre e vedi un bel muro grigio dove normalmente c’è un prato verde e un cielo azzurro e l’umore si mette tono su tono, grigio anche lui. Poi passeggiatona con l’amico quattrozampe che mi stupisce ogni giorno per l’empatia che dimostra in ogni cosa che facciamo ( salvo quando non la vuole fare…). Guardarlo negli occhi e capirsi al volo, e qui l’umore si rimette in sesto. Dopo i nostri 5/6 chilometri quotidiani, mi metto al volante, solite code che a dicembre sembrano essere la regola e arrivo in ufficio. Altro segnale positivo: se tu arrivi a Sky tra le 10 e mezzogiorno normalmente devi mettere in preventivo almeno venti minuti prima di trovare un parcheggio . Oggi subito. Da non credere. E riesco anche a mangiare una pizza in mensa. Quindi il negativo dov’è ? È quella sensazione che s’insinua appena entri… Una volta lo facevi e tutto quello che accadeva o che c’era da fare veniva affrontato con entusiasmo… Adesso non sempre è così. Questa positività non è più una costante. Spesso è un’ecc…

>

Moto, ci vuole del(la) moto…

Se parliamo di passeggiate, sono ampiamente nei termini richiesti: minimo noi seizampe (2 mie e 4 di Mou) quotidianamente facciamo un minimo di sei/sette chilometri al giorno. Se invece parliamo di due ruote, direi che oggi la richiesta viene ampiamente dimostrata, col supporto del nebbione serale e dell’uscita di tutti i pendolari. Un ora e quaranta minuti per fare 28 chilometri, il tutto supportato da un discreto nebbione, non da record, ma dai primi venti posti certamente. A proposito: quand’è che si può fulminare una lampadina dell’auto? Ovviamente la risposta è “…quando stai per rientrare di sera a casa…” .  E quando  i ti finisce il liquido lavavetri? … Esattamente quando stai per ritornare a casa

SENZA IMMAGINI (…e in maiuscolo)

Questa è la dimostrazione di quanto sono stato bene ieri sera… Nessuna foto, adesso si direbbe nessun selfie, a documentare la serata. Questo per un motivo molto semplice, ogni volta che ci ritroviamo è come se ci fossimo visti poco prima: ricominciamo a chiacchierare, discutere, raccontarcele riprendendo dal giorno prima e non c’è bisogno di conferme visive… anche se il giorno prima era di diversi anni fa. Ci sono rimpatriate che hanno bisogno di tutto il caravanserraglio di foto, indirizzi, raccomandazioni alla fine ed esclamazioni di stupore all’inizio. Questa con Angelo, Gianfranco e Rosy tutte le volte che si ripete è un piccolo miracolo. A parte che ci troviamo uguali. Ho scritto “ci troviamo” non “che siamo”, noi ci vediamo uguali e il fatto che qualcuno sia più stempiato, qualcun’altro sia più segnato, altri ancora più o meno in sovrappeso, passa in fanteria, come si diceva una volta, cioè non lo nota nessuno. Poi l’ho vissuta da milanese che dopo anni in cui Milano l’ho sfiorata solo per lavoro ci torna con nuove luci e vecchie piazze e mi sono goduto tutta la strada da e per l’appuntamento. Poi siamo vicini a Natale e Milano come nelle città di carattere durante le feste esplode di luci, colori e mostra la sua anima brontolona e fraterna. Se poi aggiungiamo il fatto che il giorno dopo (oggi)  è il compleanno di una persona altrettanto cara che conosco solo da 48 anni, (vero Nique?) diciamo che il cerchio si chiude. Nel senso buono, visto che le settimane precedenti non sono state un esempio di serenità e relax, ma questi ultimi due giorni hanno rimesso le cose a posto. Grazie amici. Niente immagini, solo ricordi solidissimi e tanto affetto. E tanto basta.

Oggi parliamo (scriviamo)di basket…

Il mio vecchio blog  si intitolava così…

Oggi un ritorno alle origini… Per chi mi conosce, non è una novità che parli o scriva di basket: fino all’anno passato questo sport occupava l’80% del mio lavoro e dei miei interessi extra familiari. Poi scelte aziendali non hanno consentito un proseguimento con questi ritmi. Ora, una partita ogni mese e mezzo circa e solo della Nazionale fino alla qualifica dei mondiali. Poi si vedrà. Magari col passaggio della maggioranza azionaria a ComCast cambieranno le scelte, ma per ora la situazione e questa. Anyway, trattiamo di basket giocato: stasera c’è stata quella che per diverse stagioni era diventata una partita di cartello, Sassari contro Milano. La teoria (ma anche i numeri) spiega che nel campionato attuale si gioca solo per il secondo posto, che Milano ha un altro passo e peso, che il budget ecc. ecc. E da appassionato di basket, vedo che purtroppo è così. Perché se c’è una sola squadra cala inevitabilmente l’interesse, gli sponsor non investono più volentieri e il loop negativo porta solo più in basso. Oggi c’è stato un quasi miracolo: forza forse della Sardegna che supporta la sua unica squadra di serie A, forse il gran lavoro di motivazione da parte di Coach Esposito, forse semplicemente la voglia di battere qualcuno più grosso e forte di te , ma quasi ci riuscivano. Paradossalmente, pur essendo tifoso da sempre dell’Olimpia, mi è quasi ( ho scritto quasi…) dispiaciuto. Non diciamo quella bischerata da cronisti del tipo “… peccato che non c’è il pareggio… “.Il pareggio non ci dovrebbe essere in nessuno sport: si compete per vincere. De Coubertin avesse allenato una qualsiasi squadra di qualsiasi sport si sarebbe rimangiato le sue affermazioni. Che nella competizione ci debba essere correttezza e fair play, certo, ma la competizione resta. Magari perdo e riconosco che l’altro è stato migliore di me, ma ci ho provato fino all’ultimo. L’importante è partecipare va messa alla stessa stregua del denaro che non fa la felicità: mezze verità che non dichiarano l’altra metà delle affermazioni. Se partecipo, lo faccio per vincere. Certo che se non partecipo non lo posso neanche tentare. Così come la storia del denaro: senza è molto, ma molto più difficile essere felici. Non ho detto impossibile attenzione, ma sicuramente se non hai problemi di sopravvivenza, sei sicuramente più sereno (che è un gradino più vicino alla felicità)… Tornando al basket, supplementari e vittoria di un punto per Milano. E mi sono molto divertito. Questo è l’importante.

Freddo nelle ossa e non solo…

Così, per rendere l’idea… Anche se il freddo di cui scrivo, non è fisico. Per lo meno, non solo fisico. E’ il freddo che ti piglia quando svegliandoti, la prima notizia che leggi è la scomparsa di un’amica, che non sapevi essere malata. Oppure quello dato dalla delusione di persone che pensavi amiche e che scopri essere tutt’altro. Per non parlare di quello che ti entra nelle ossa quando ti rendi conto di non essere più in grado di fare cose che, prima, ti venivano naturalmente. Insomma , un discreto quadretto, che se non sei in grado di affrontare, Huston, abbiamo un problema. Per il primo elencato, la soluzione l’uomo la cerca da sempre, ma è facile, è dentro di te: un pò nei ricordi ed un pò nell’anima, e nella speranza un giorno di rincontrarci… Per il secondo freddo, è più facile, materialmente: prendi contromisure, prendi le distanze e, se non è sufficiente, prendi la persona per il coppino e glie ne dici 4/8/16… Sull’ultima dell’elenco devi fare il lavoro più faticoso: si chiama mantenersi in controllo, cercare di essere sempre cosciente di quello che fai e di quello che accade vicino a te, lavorare sulla memoria ed essere cosciente delle proprie capacità, senza barare. Perché il bluff lo vedi tu per primo…

Piùtost che ‘gnent, l’è mej piùtost

La pallosità è la caratteristica di questi giorni: noioso, irascibile, facile agli scatti, rompipalle… Insomma, decisamente il contrario di come sono normalmente. Forse vuole dire che sono arrivato alla famosa soglia oltre il quale le persone abitualmente buone sbroccano. E diventano molto meno buone. I motivi probabilmente sono da accumulo, una sovraesposizione alla rottura di palle con qualche sovrapposizione, in contemporanea, di negatività sparse. Poi a rimetterci, povero, è Mou, che si trova un padrone al quale non va bene nulla e che lo cazzia per qualsiasi cosa. La cosa magica dei cagnoloni è che ti scusano subito, capendo immediatamente che non ce l’hai con loro ma con il mondo e con noi stessi. Perché quasi sempre l’errore è proprio merce nostra, e l’incazzatura in realtà è contro il proprio errore. Quindi, quando ce la prendiamo con qualcun’altro, facciamo un esamino di coscienza, per capire se è proprio un problema suo o nostro. Poi se è verificata la nostra conclamata innocenza, prendiamocela con il colpevole in questione, se no guardiamoci allo specchio e prendiamo provvedimenti…

Altro giro, altro tiro, altro regalo…

era Natale di molti anni fa…

Prendo in prestito questa formula diventata anche un titolo di libro di Flavio Tranquillo, per sottolineare un’altra “giornatina da ‘gnente”… Pensavo che più pesante della maratona in occasione degli studi di Champions ci fosse poco o nulla e invece mi sbagliavo. Il giorno dopo è molto peggio. Perchè hai nelle ossa la sfacchinata con rientro notturno e il poco sonno dovuto alla sveglia che non si cura del fatto che sei andato a dormire poco prima. e questo è l’inizio. Poi c’è la passeggiata con Mou, oggi nel primo freddo veramente invernale della stagione, che tutto sommato rimane la parte più rilassante e rilassata del giorno. A seguire tutte quelle commissioni che se non fai in quel ritaglio di tempo probabilmente non riesci a fare più. In cauda venenum, il lavoro che doveva essere piena routine e invece assomiglia sempre più ad una gara di corsa campestre fatta da un sessantaduenne fuori allenamento (…appunto).  Riunioni, giochini delle tre carte per evitare rotture, e quindi scarico rogne sui presenti e a seguire scartoffie che ti fanno uscire in orari in cui la tangenziale sembra un muro di lamiera immobile. 27 chilometri fatti in un ora e un quarto: forse in bici ci mettevo di meno…

Ei fu, siccome il mobile…

No, non immobile.. Proprio il mobile. La libreria! Spiego: …Quando capita di essere nel bel mezzo di un trasloco interno, ovvero un cambio di stanze all’interno della medesima casa, può capitare che ti trovi a dover fare a meno di un pezzo importante dell’arredo di casa. Il pezzo in questione è una libreria che, per importanza e imponenza, era uno dei punti focali della sala. Inoltre conteneva un enorme numero di mie carabattole di ogni genere, quindi di difficile eliminazione, perchè da accumulatore compulsivo la sola idea di gettare qualcosa che, chissà, forse, può darsi, magari un giorno potrebbe venire utile, non la riuscivo neanche a concepire. L’ unico modo che mia moglie ha trovato per sfoltire la giungla di aggeggi che imbosco in ogni dove è quella d’inventarsi dei traslochi, veri o interni che siano, all’interno dei quali si perdono cose… Lo so, dicono sia una vera e propria sindrome, come d’altronde pare che lo sia anche l’ordine compulsivo, l’incasellare cose e oggetti ognuno nel suo posto preciso. Insomma io e lei ci integriamo: io accumulo e lei scumula, io disordino e lei riordina. Meno male che nostra figlia è un buon compromesso delle due cose/persone. Disordinata ma nel limite, attenta alla pulizia ma non in modo ossessivo. 

Giancarlo, Nadia e Martina
Il Ferc, la signora Ferc e la bimba Ferc

Giornatina da ‘gnente

il riposo dei guerrieri… l’altro ieri

Cominciata molto prima dell’alba, quando la mia vicina di casa del piano di sopra, alle ore 03 antimeridiane pensa di rientrare (e fin qui niente di male, è single e giustamente fa quel che gli pare) a casa. Primo lato negativo della cosa: tacco dodici o simile con il quale si fa tutte le scale e una volta entrata a casa sua continua ad usare. Nonostante questo, avendo un discreto sonno duro, non succede niente. Qui subentra il secondo lato negativo: Mou, il mio cagnolone dal sonno molto meno profondo, si sveglia di soprassalto e tira una serie di abbaiate storiche per volume e intensità… ad un metro dalle mie orecchie. Risultato, passo dal sogno all’incubo con tachicardia da spavento. Nel frattempo la mia nottambula vicina continua a tacchettare allegramente per casa ed io per un’ora e mezza buona non ripiglio sonno fino all’alba. Questo l’inizio. La passeggiata mattiniera con cane passa tranquillamente senza particolari problemi. Vado in ufficio dove sapevo (povero illuso) che ci sarebbe stato un pomeriggio di routine senza particolari difficoltà, e lì altra sorpresa. Scopro che quello che doveva essere il programma più lineare e piatto del palinsesto diventa, come per la sveglia notturna, un incubo, con palleggio di responsabilità e motivazioni fumosissime. La colpa in questi casi non è mai di qualcuno, sono decisioni prese da Lui (rigorosamente con la maiuscola), il quale non si sa mai chi sia, quasi che sia bestemmia nominarne il nome invano. Comunque, alla faccia di tutti, passo indenne il fattaccio e me ne torno a casina, dalla mia famiglia, cane compreso…