Mi sembra di essere tornato indietro di qualche decennio, quando parlavi con qualcuno che ti diceva:…”guarda, non ti preoccupare, ci penso io, ritienilo già fatto, non ci sono problemi…”. Per scoprire poi che i problemi non ci sono perchè la persona in questione si è ben guardata dal fare quello che aveva detto.
Solo che quando te lo dicono a vent’anni ti serve per imparare a non fidarti di tutto e di tutti, insomma è una lezione per il futuro…
Quando questo succede quarantacinque anni dopo, l’effetto è molto amplificato. Se poi a farti queste promesse sono perone di cui ti fidi e ti sei fidato in passato ti scoppia letteralmente il pallone in mano.
Anche perchè questo avviene in un momento della tua vita nel quale devi decidere cosa fare, un pò come quando scegli un indirizzo scolastico.
Con la piccola differenza che dopo la scuola hai il tempo e l’energia per fare, nel caso, più tentativi e più scelte.
Mentre quando vai in pensione devi decidere come impiegare le energie e il tempo (per citare il timer di Alexa) “residuo”!
L’importante è non lasciarsi prendere dallo sconforto e da tutta la fase negativa che ne potrebbe seguire, perchè se devi riprenderti da un episodio negativo è una cosa ma se devi anche combattere con te stesso, diventa una battaglia difficile da combattere e vincere.
Il nemico numero uno è il divano, luogo dove tutti i pensieri ingarbugliati si aggrovigliano ulteriormente, se questo non è frequentato dai tuoi cani in cerca di coccole. Allora i nodi si allentano e un poco di serenità si riaffaccia tra i peli morbidi e i nasi umidi. Niente roba chimica un sano naso umido e una zampa insistente che ti chiama sono più che sufficienti per spezzare il loop negativo. Poi bisogna rimettersi in moto, ma quello, se non lo fai in salita è più facile.
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COME SCRIVERE UN DISCORSO DI UN PADRE AGLI SPOSI…
Proviamo ad immaginarci la location, cioè dove siamo e in che contesto dovrò dire tutto quello che penso degli sposi, di mia figlia, del suo futuro marito e di quello che mi butterà fuori il cuore. Dovrei essere in parte contento e in parte … sapete quando c’è nei cartoni animati il fumetto con tutti quei segni incomprensibili? Ecco quello stato d’animo ! Come da cartone animato. Poi mi rendo conto che mia figlia è felice, che lo è anche Claudio e la parte incomprensibile si attenua fino a dissolversi completamente. Mi rendo anche conto che sino ad ora ho barato: il padre tranquillo e sicuro , la nonchalance, no, non sono preoccupato né emozionato… Balle. L’emozione l’ho tenuta dentro sino a questi momenti, poi lo so che sono vicini, forse più di prima, che non vanno lontano però le emozioni non sai mai che portata hanno, finché non le provi e un mix confuso come questo non è facile da dipanare. E’ una matassa di emozioni dove trovarne i capi non è cosa facile.
Così come pensare tutti i momenti della vita di Martina da parte mia e di Nadia e quelli di Claudio da parte di Roberto e di sua mamma Nadia, contribuisce a complicare le cose se insistiamo con i ricordi: dalla prima volta che ho tenuto in braccio Martina perchè Nadia era sotto anestesia, alle volte che cercavamo di convincerla a mettere i piedini sulla sabbia dove non c’era verso di farla camminare, alle candeline di un compleanno che non volevano spegnersi, festeggiato come quasi tutti i suoi in un villaggio turistico (la fortuna di nascere in pienissima estate)…..Poi l’amore per gli animali, quasi tutti (cavallette a parte), ma i cani e i gatti in particolare: che non so se ti ho passato io o era proprio nel nostro Dna da prima… La capacità di commuoverti con poco o niente, …chissà da chi l’hai presa. E adesso il matrimonio , l’ufficializzazione di un rapporto che sin dalle prime battute a me è sembrato giusto. . Si sa che noi genitori vogliamo vedere sempre il bene per i nostri cari e anche in questo contesto non cambiamo . Quindi ragazzi, è il vostro momento, buona vita!
ruotiamo la routine
La mia fonte d’ispirazione (e di espirazione, per fortuna…) accesa e in base a cosa mi propone verranno idee… Per chi non ha letto altri post di questo blog, la suddetta fonte è un vecchissimo iPod da 100 Giga , stracarico di musica mia e di mia figlia montato su una cassa JBL . Accendo l’alimentazione, schiaccio il pulsante random e si parte: la coda di un disco della Love Unlimited Orchestra , quella di Barry White comincia per poi passare a Love’s Theme: ottimo.
Oggi caldo da Lucifero, la nuova altissima pressione africana che sta massacrando tutta l’area mediterranea, quindi le mie pale da soffitto fanno il loro, appena appena. Direte è un post o un meteo? No, sto girando attorno all’argomento che è comunque verte sul tema della fine del lavoro per Sky ( per lo meno, da dipendente, poi si vedrà..) e sul che cosa fare da pensionato. Neanche a fare apposta il cantiere di fianco a casa mia è praticamente terminato e quindi anche l’attività di umarell risulta difficoltosa. La cagnolotta 2, Sky, si è quasi perfettamente integrata sia con la famiglia che con il fratellone Mou, che dotato di una pazienza da Giobbe, le lascia fare e disfare quello che vuole, facendosi rubare cucce, divani, tappetini e quant’altro. Quindi anche da questo punto di vista l’attività è entrata in piena routine… E allora? Allora si deve accendere la lampadina, l’idea deve venir fuori. Potrei tirar fuori dalla custodia che è ancora intonsa, il drone che mi ha regalato a Natale mia figlia e che non ho ancora avuto il coraggio di provare e vedere se sono in grado almeno di farlo partire. Oppure tirar fuori la telecamera pro (frutto di trattative serrate su Ebay) e giocarci un pò. Ora l’Ipod ha tirato fuori un Grease che mi ricorda più che altro i villaggi turistici, che nei programmi di animazione mettono quasi sempre nel repertorio Olivia Newton John e John Travolta nel film icona degli anni’70, quasi ’80.
Finite le Olimpiadi, con l’arrivo in aeroporto di Jacobs, vediamo cosa tireranno fuori dal cilindro le televisioni. Un tempo, prima del balzo tecnologico in avanti dei mille canali satellitari, l’estate era il momento dei repliconi, del meglio di, delle varie “issima”. Programmi che quando facevo ancora l’assistente alla regia, smontavamo e rimontavamo con qualche fegatello per cucirli insieme e dare una certa impressione di novità. Poi capitavano (raramente), programmi nuovi legati ad eventi che costringevano gli autori a fare qualcosa di nuovo. E qui mi viene in mente Emilio’90, in coda al meraviglioso Emilio, sulla falsariga di quest’ultimo che raccontava a modo suo i mondiali di Italia’90, con quasi tutti i protagonisti della redazione più comica della tv.
Mi rendo conto di avere parlato di tutto e di niente… Prometto che la prossima sarà densissima di contenuti
Giancarlo Fercioni
IL GIORNO DELLA MARMOTTA
Questo era il titolo originale del film , e se c’è anche un solo lettore che non ha mai visto il film, lo racconto in breve : è la storia di un giornalista che inviato in una sperduta località americana si trova a ripetere infinite volte lo stesso giorno con tutte le variabili e gags del caso…
Ecco: io, in questo periodo mi sento così. O meglio: vivo le mie giornate così. Non Ho la radiosveglia che si accende su “I Got You, Babe” di Sonny & Cher ma la sveglia di mia moglie che lei spegne per riaddormentarsi ma che in compenso desta il sottoscritto.
La colazione, sempre uguale, a causa di una dieta e di medicine da assumere durante la stessa: the con due fette due biscottate integrali con marmellata bio, una spremuta composta da due arance e un limone bevuta insieme ad una banana e per finire, una bottiglietta di yogurt liquido insieme ad un pastiglione da assumere a stomaco pieno.
Poi dieci minuti che diventano spesso venti, sdraiato sul divano a cazzeggiare su internet e dintorni prima di lavarmi, vestirmi e vestire Mou, il mio cane e portarlo fuori. Qui, si apre una parentesi d’imprevedibilità: il luogo scelto per il giretto, la durata, l’umore in base agli incontri con gli altri cani ( se amici oppure no…) elettorale eventuali commissioni che vengono quasi sempre rese impossibili dal itinerario scelto. Poi l’auto, la tangenziale, per fortuna il poco traffico dato l’orario, l’ingresso in sede con il controllo della temperatura e la distribuzione della FFP2 obbligatoria all’interno del palazzo. Il lavoro, quando c’è, vista la diminuzione dello stesso causa pandemia e, come da indicazioni, appena finito, si esce e si torna a casa. Altra vestizione, altro giretto con le stesse caratteristiche di quello mattiniero a parte la durata, normalmente inferiore e poi spazio libero per annunci. Se c’è ancora energia si fa qualcosa sennò , modello Andy Capp, il divano è li che aspetta… Poi un eventuale partita in tv (Basket o Calcio che sia) e con risveglio per andare a dormire (?). Nel senso che uno si sveglia dal divano per trasferirsi nel proprio letto. Sonno, sogni e poi … Sveglia di mia moglie che lei spegne per riaddormentarsi me che in compenso….
(-Continua)
SBLOCKDOWN
Ovvero, come riprendere a scrivere sul proprio blog dopo (e durante, purtroppo) una pandemia, una sindrome ansiosa e blocco dello scrittore…
Non è semplice. Perché anche le idee sembrano essere filtrate da una mascherina. Non passano i drop del virus ma neanche le idee da raccontare. Però nel frattempo di cose ne sono capitate: dal uscire poco alla volta da un ipocondria al quadrato generata dall’ansia per poi prendere il coraggio a quattro mani ( le mie e di mia moglie) ed andare in vacanza per una settimana a Formentera, Spagna….
Di questi tempi, dite, la Spagna non è il massimo? Vero, ma l’isola cantata dai King Crimson e dalla cultura Hippy, di fine settembre è già discretamente spopolata in situazioni normali, figuriamoci ora .
Tralascio l’uscita, ancora in corso, dalla sindrome ansiosa perchè chi l’ha vissuta lo sa e chi non l’ha mai fatta non si rende conto di che cosa possa essere. Anche perché ognuno la vive a modo proprio. Parliamo di vacanze, nell’unico hotel rimasto aperto nell’isola, dove a fronte di una capienza massima di 900 persone, ce n’erano 200 o poco più. A prendere il traghetto tra Ibiza e Formentera eravamo in 8 italiani e una trentina strangers… Nell’aereo invece al massimo una trentina. Diciamo che per il distanziamento non c’erano problemi.
Come d’altronde sulle spiagge, già normalmente poco affollate, se c’era una persona a meno di venti metri, la consideravi troppo vicina. Stanza con vista meravigliosa sul mare e sul tramonto, ogni giorno diverso e bellissimo. Il tempo? Sei giorni su sette sole, magari con qualche nuvola di passaggio, ma poi vinceva sempre lui. Il settimo giorno? Ecco, lì il tempo si è vendicato: raffiche di vento oltre i settanta chilometri all’ora e nuvole che cancellavano l’orizzonte sul mare, insomma il tempo ideale per fare le valigie…
tempora currunt
Se dovessi veramente raccontare tutto quello che ho lasciato indietro in questi mesi , arriveremmo a scrivere qualcosa di molto vicino all’Enciclopedia Treccani. Nel frattempo c’è stata un’epidemia ( e non è ancora passata) che ha ridotto male una gran parte della popolazione mondiale, e nel frattempo io l’ho somatizzata come non mi capitava da decenni: ogni sorta di disturbo, provocati e amplificati dalla mia ipocondria e quasi tutti i medici che conosco e visite che potevo fare. Non che adesso sia tornato in perfetta forma ma rispetto a prima ci sono più vicino. L’importante è eliminare la chiave negativa di tutti questi disturbi, riportare la testa e quello che c’è dentro in positivo, affrontare le cose si, ma non vederle solo dal lato scuro, Non è facile perchè nella testa di un ipocondriaco c’è un omino che cerca sempre , appena sei distratto di trovare un lato negativo , nel fisico, nei pensieri e nella prospettiva . Bisogna invece rendersi conto di tutto quello di positivo e bello che c’è. E c’è, fidatevi. Un sorriso, uno scodinzolio, un momento da prolungare . E vaffa all’omino negativo…
confusione….
Questo titolo si sta sempre di di riproponendo, e ci sono fior di motivi… Qualche tempo fa era un’indicazione generica, adesso spesso si ripropone come incapacità di connettere, metttere insieme pensieri e parole con senso compiuto. Se tenete conto che ho sempre avuto presenza e comprensione di quello che mi passa per la testa. Non è una bella cosa… Probabilmente sono queste schifezze chimiche che non aiutano a far girere i pensieri nelle direzioni logiche. Perchè le prendo? Purtroppo ho cominciato per un inizio di sindrome ansiosa trattata inizialmente con un medicinale di origine vegetale che ha tenuto finchè ha tenuto, poi slittato sul chimico, ad un dosaggio che sembrava tenere ma poi aumentato e lì, insieme a visite specialistiche di svariate genere con medici che ognuno ha detto la sua in merito. E da qui, ogni tanto, oggi compreso, esplosioni di panico così per gradire… Ora speriamo che quest’ultimo stia attenuandosi perchè non è stata una bella cosa… Io amo la mia famiglia e non voglio crear loro problemi. Sono qui per aiutarli, non per complicar loro la vita.
confusion
E’ l’unica cosa certa di questo periodo: mentre fuori, nell’universo reale, la gente cerca di non ammalarsi o di guarire, io nel mio stato di esaurimento sto mischiando tutti i disturbi del mondo facendo a sportellate con me stesso. E siccome mi conosco bene mi faccio degli efficientissimi agguati: mentre paro un colpo, dalle spalle ne arriva un altro. Come nelle comiche di Laurel e Hardy, solo che lì ti facevano sorridere, qui da ridere c’è veramente poco. Se schivi un colpo, non fai a tempo di compiacerti che te ne arriva un altro. In più, se prima pensavi di avere qualcosa e ti imbucavi nel Pronto Soccorso dove ti ribaltavano per poi dirti che ti eri immaginato tutto, adesso con il lavoro che i PS hanno c’è da pensarci più volte prima di andarci.
Quindi , come affrontare la cosa (ansiolitici a parte…) ? E’ un bel quiz… Bisogna riuscire a tornare a riderci su ma per il momento non ci riesco…
DR.FERCHILL O MR.GIANC?
Domandona… di questi tempi di quarantena, se mi vedessi dall’esterno forse mi prenderei a sberle. Perché da ipocondriaco recidivo amplifico qualsiasi cosa e la trasformo in un sintomo… L’unica cosa differente dalla vecchia versione “ipo” è l’uso di un ansiolitico blando a base di melatonina invece che i bastardi chimici usati in passato, più difficili da scrollarseli di dosso che da assumerli. Intendiamoci: sono quasi sempre cosciente che è la mia testa che s’inventa le cose, ma bombardati come siamo da informazioni e immagini, il qualcosa che spezza la catena, come diceva il mio medico, ci vuole, poi bisogna fare, inventarsi qualcosa da fare per non rimanere vittime oltre che della malattia anche della propria testa… Si passa dalla disattenzione di una volta al bardarsi anche per scendere in cantina a fare scorta di acqua o altro. Ci si barcamena tra l’essere prudente sino all’esagerazione, scaricando anche la tensione sulle persone con le quali condividi questa reclusione forzata. Anche l’inattività ( o forse sopratutto l’inattività) contribuisce ad amplificare questo stato.
Se i primi giorni , come molte altre persone, schiacciavo pisolini random, ogni tanto, in qualsiasi ora del giorno pagandolo poi la notte con l’occhio sbarrato sul soffitto contando tutti i secondi, adesso l’occupazione si diversifica: l’importante è ridurre l’impatto delle news, che non vuol dire far finta di niente, ma non rimanerne vittime, limitando la cosa in alcuni orari per gli aggiornamenti e poco altro e occupare il tempo nel modo più proficuo, produttivo o anche semplicemente coinvolgente. Dobbiamo stare attenti e seguire le regole, questa è la base, ma non dobbiamo lasciarci soffocare. Prudenti ma attivi.
Verovirus?
Si potrebbe scrivere un’enciclopedia di post, mica uno solo… In parte perché è qualche giorno (eufemismo) che non mi metto a scrivere, e in parte perché in questi giorni sono successe tante cose. Confuse. Poco chiare. E nel frattempo ho passato più tempo in giro per lavoro che quello che normalmente passo con la mia famiglia. Tre giorni a Napoli per il basket, altrettanti a Lione per la Champions e per finire un paio a Roma per il campionato.Nel frattempo, come tutti gli italiani, vengo bombardato da notizie vere, notizie gonfiate, notizie revisionate e fake news della peggior specie. Aggiungiamo che mediamente siamo tutti suggestionabili e molti di questi sono ipocondriaci e la frittata è bella e pronta …
Mascherine (inutili per come vengono usate), Amuchina ( utile non solo quando ci sono queste situazioni), controlli: fatti ‘ndo cojo, cojo, a casaccio, per capirci. Controlli negli aeroporti fatti quando la gente scende dall’aereo e non quando sale… Nessun controllo sui treni e nelle stazioni dove passano molte più persone e partite di calcio:a) giocate a porte chiuse. b) rinviate proprio secondo criteri poco conprensibili. c) giocate normalmente con tutto il pubblico possibile… Alla faccia dell’attenzione al possibile contagio… Altra situazione? Pronti: due giorni dopo l’esplosione mediatica del coronavirus è carnevale. Anche nel mio paese erano previste sfilate di carri con gente in maschera, prevalentemente bambini. Vengono cancellate giustamente le sfilate e genitori geniali cosa fanno? Portano tutti i bambini nella piazza principale del paese giusto per ottemperare alle regole in modo molto italiano. Mica ci hanno detto che non potevamo farlo, hanno proibito la sfilata… Veri genii. Per fortuna che le statistiche dicono che i bimbi sono i meno a rischio, grazie alla loro grande capacità di produrre anticorpi all’uopo. Sono certi genitori che dovrebbero essere rinchiusi! Se c’è qualcosa di strano in questo post non fateci caso, sto scrivendo su di un Frecciarossa nel tratto appenninico, discretamente shakeratoooooooo.