Un po’ perché scrivo di getto e un po’ perché mi è morta la stazione adsl, quindi…. senza rete. La foto è una delle tante variazioni su uno dei temi fotografici che preferisco: i controluce. Le storie di oggi sono abbastanza simili all’asse delle x quand’è a zero… un corso aziendale sullo stress, preceduto da un uscita un po’ breve per Mou, e seguita da una pizza in mensa e tre ore di lavoro sui generis. Una visita , tornando a casa, all’Ikea per comprare due cose che mancavano e poi a casa, per scoprire che il wireless non è soltanto wire ma anche lineless. Cioè l’unico modo per scrivere queste cose é usare l’ipad, in attesa di Vodafone che ripristini la linea. Va ancora bene che non è una giornata molto piena quindi….
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Bastasse l’aria…
Oggi, giorno dopo il mio compleanno e compleanno del mio fratellone Gianugo, è una giornata stupenda… se fosse primavera: 14° e un venticello tiepido… Trentaquattro anni fa eravamo nel pieno della più grande nevicata italiana del secolo (scorso), insieme a quella del ’56… 80 cm in Milano città, più di un metro in Brianza e nell’Hinterland. La settimana prima si erano toccati i -15/-18 di notte in pianura, tubi dei riscaldamenti gelati e molte case in crisi… Carri armati in versione spazzaneve perché tutti i mezzi erano stati mandati a Roma per i 25 cm caduti sulla Capitale.
Facendo un passo indietro, a ieri, vorrei ringraziare tutti quelli che si sono presi la briga di farmi gli auguri: facendo una piccola valutazione statistica e scremando quelli che lo fanno per cortesia e su segnalazione del database di FB e Instagram ( io e i tweet non abbiamo mai fatto amicizia), siete comunque tantissimi e tantissimi grazie vi devono arrivare da me. Forse qualcosina per essere ricordato l’ho fatto… Speriamo che sia stato qualcosa di buono… Ieri è stata una giornata bellissima, passata con la mia famiglia e nel modo giusto. Ora vediamo come prosegue il tutto…
Diciamo che sono numeri?
Non ho ancora deciso che foto mettere, quindi se foto sarà, apparirà alla fine… Anche perché trovare un’immagine che sintetizzi il sessantatreesimo compleanno di una persona non è così facile a meno di banalizzare il tutto. In effetti, non mi sento particolarmente diverso da prima ( a meno che il prima sia moooolto prima). Diciamo che dai cinquantacinque ad adesso non trovo particolari differenze. Come dico sempre, le cose che facevo prima le faccio anche adesso… Ci metto molto più tempo a farle e a ricuperare dopo ma le faccio… Oddio, non proprio tutte tutte. Magari qualcuna anche no, però ci provo lo stesso. Forse il vero problema non è l’età, ma chi lasci per strada man mano che raggiungi le varie età: cose, persone , affetti… L’importante è comunque riuscire a portasele con sé, nei ricordi, nell’anima, dentro di noi.
10 gennaio…
Perché 10 gennaio e chi sono le due persone inquadrate nella foto? Sono mio papà Aldo Fercioni e mia mamma Graziella Busatti. La foto è stata scattata ad Isolaccia, una località vicina a Bormio, che prende il nome dal fatto di essere all’interno del fiume Adda che in quel punto si biforca formando appunto una specie di isola. Posto fantastico per i cercatori di funghi. E anche per farsi mordere dalle vipere. Tornando alla data, che precede di tre giorni il mio compleanno, è una data che vorrei per un verso cancellare. In quel giorno, 16 anni fa, se ne andava mia mamma, dopo quasi 82 anni. Purtroppo da sola, anche se, secondo i medici, senza rendersene conto. La foto comprende anche mio papà perché lui e un suo caro amico per festeggiare insieme il compleanno (che in realtà compivano il mese prima) e per togliersi un anno, festeggiavano oggi 10 gennaio in corrispondenza del loro comune onomastico, S.Aldo. Il succo di tutto ciò è una malinconia profonda che non riesco a rimuovere e che con l’avvicinarsi di questa data diventa un vero e proprio malessere. Il lato positivo è che finché loro ci sono stati, posso dire di avere avuto dei genitori meravigliosi, per quello che sono riusciti ad insegnarci nonostante un ambiente che ci avrebbe potuto fuorviare, e per il senso della famiglia che è ancora alla base di tutto quello che faccio nella vita.
dubbi, dubbi, fortissimamente dubbi…
Oggi avevo tre foto per descrivere la giornata e una era questa, mentre le altre erano di tema simile tra loro…
Alla fine ha vinto la particolarità della prima, perché è più facile immedesimarmici. Ho diversi amici che vivono questa condizione di genitori “a ore” con i propri figli. Sicuramente i fattori da prendere in considerazione sono tanti e tutti delicatissimi, come sempre quando ci sono di mezzo i bambini. Provo ad immaginare la situazione e faccio già fatica a fare solo quello, figuriamoci a viverla. Da persona razionale cercherei di limare i motivi di attrito con la ex compagna/moglie per rendere più facile le cose. Stante il fatto che se si arriva a quel punto, qualcosa che non va, da una o da entrambe le parti , c’è. In quel caso forse è importante avere l’onestà intellettuale di pensare al bene del piccolo/a, lasciando scazzi, disomogeneità e menate, fuori dalla porta delle due case. Via i paragoni, ricordate che voi siete comunque mamma e papà per lui e non “quello stronzo di tuo padre” o “quella zoccola di tua mamma”. Cercare di remare nella stessa direzione è importante , sia perché non trovi disparità (o miglior favore) di comportamento da una delle due parti, che per avere il senso della presenza di entrambi anche se magari si formino altri rapporti successivamente. Ora come ora, la legislatura italiana tende a favorire le madri, sopratutto se i bimbi sono piccoli e necessitano della figura materna. Forse in molti casi sarebbe possibile una condivisione, sicuramente difficile anche a livello logistico ma qualche spazio in più per i papà, già ora, secondo me, sarebbe importante. C’è maggiore coscienza nelle nuove generazioni, ci sono ruoli che si sono proprio ribaltati nelle professioni e nelle tendenze dei nuovi single, c’è la possibilità che molti papà siano ottime mamme. Io ci proverei…
A corrente alternata…
Non sono ancora in formissima, questa nuova influenza si rivela tignosa e insistente come una rivista di gossip o le affermazioni di certi politici. Pensi di essere a posto, poi si riaffaccia il malessere, il fastidio, le chiamate in fondo a destra (o la prima a sinistra, per non fare torto a nessuno, sempre di cessi di tratta…) e sei da capo. Un altro effetto è quello che ti spegne la voglia di fare. Hai cento e una piccole cose che hai messo in lista e ti perdi dietro altre cento, vorresti finire quella tal cosa che hai lasciato a metà qualche tempo fa e ti lasci distrarre da altre di cui ti interessa poco o niente. Per esempio e per rimanere in tema: volevo sistemare l’impaginazione di questo blog e mi sono perso a riordinare qualche fotografia delle centinaia di migliaia che ho in memoria. Riesco persino ( e qui chi mi conosce bene comincia a preoccuparsi) a dimenticarmi che gioca la mia squadra di basket del cuore oppure ne sbaglio (sempre dopo) gli orari… Bisogno di riposo? No, bisogno di lavoro, quello vero, quello che ti fa tornare a casa per dire “…finalmente posso riposarmi”, ma prima ti impegna, ti fa lavorare fisico e cervello, ti impegna, non ti lascia margini per il pazzeggio. Le aree di cazzeggio sono come quelle di parcheggio, non sai mai chi ci trovi e che intenzioni abbia…
Ma come siamo messi…
senza immagini
Buoni motivi per non documentare con immagini o video: c’è solo una cosa che mi da fastidio più della maleducazione in generale ed è chi esercita il proprio (piccolo, perché chi ce l’ha veramente non ha bisogno di farlo pesare) potere. Io lo chiamo il potere del cappellino o “parcheggiatore power”. Oggi, al Parco, ho assistito ad una perfetta esibizione di PP in tutte le sue forme: arroganza, stupidità e violenza verbale. Entro con Mou piuttosto presto in uno degli ingressi più usati da chi porta a fare una sgambata al proprio quattrozampe. Questo si apre su un grandissimo prato di diversi ettari dove in quel momento eravamo forse in 4/5, temperatura -4° o forse meno, io tengo Mou al guinzaglio, altri liberano i loro cani. Lo so che il regolamento generale lo vieta, però questo prato è quello che teoricamente doveva diventare una sorta di grande area cani non recintata, come in molti parchi urbani di molte (civili) città. Purtroppo la cosa si è fermata da qualche parte e la regola lo vieta ancora. Poi arriva l’auto delle guardie ecologiche. Premessa: ho avuto in passato più volte modo di parlare con alcuni di loro e molti sono persone che fanno il loro con attenzione, passione e, sopratutto EDUCAZIONE. Poi oggi ho assistito all’esatto contrario. Queste due persone, ognuna con il proprio cane, aggrediti verbalmente da uno degli addetti, che non solo non si è qualificato apostrofandoli con maleducazione. Ovvia a questo punto la risposta a tono da parte di uno dei padroni di cani, con un crescendo in tono modello “..lei non sa chi sono io” da parte dell’addetto in questione, supportato da altri due colleghi. Vista la gazzarra il resto della popolazione del pratone (3 persone, tra le quali il sottoscritto) si avvicina alla zona della discussione, e a questo punto vista la presenza di altra gente il solerte addetto conclude con un “.. mi ricorderò la tua faccia..” in puro stile Gomorra dei puarèt . Ovvia risposta dell’altra persona :”… anch’io mi ricordo la tua…”. Ma la gente non ce la fa più: gente sbagliata fa il lavoro giusto o gente giusta fa quello sbagliato. Sicuramente se ti danno un incarico in cui devi avere rapporti con la gente , ti devono insegnare a farlo. Sennò un bel lavoro in un sottoscala ad impilare pratiche, oppure, visto che siamo informatizzati, inputtare dati.
Riemergo…
Due giorni due di flu immersion … Ah beh, se ci mettiamo a fare anche dei giochi di parole in inglese… due giorni di influenza. La versione da me adottata dopo un’attenta valutazione è stata quella virale con subbuglio di stomaco sempre più indeciso se risolvere di sopra o di sotto. Mi sono sentito molto eroico al palesarsi dei primi sintomi: ero in regia a lavorare e avevo ancora mezz’ora di trasmissione, e altrettanto tempo per tornare a casa… Dopo un’ora esatta stavo guardando intensamente vilascioimmaginarecosa… a casa. Un giorno a dieta liquida e quello successivo poco di più. Oggi ho ripreso coscienza, con grande felicità anche da parte di Mou che dopo due giorni di giretti dell’isolato torna a sgranchirsi le zampe un po’ di più. Dimenticavo: tutto ciò mentre sono in ferie………………………………………..
Beato l’ultimo (dell’anno) se il primo (del prossimo) sarà onesto…
Direi che partendo da questo assioma, l’ultimo è stato beato… Oggi, a parte la sveglia intorno alle 9 (quindi, due ore abbondanti rispetto al solito) la giornata è partita bene anche se nel pomeriggio ha rischiato una deriva non bellissima. La mattina ok, con una passeggiata nel parco facendo il solito giro dalla porta del Dosso sino a quella di S.Giorgio per poi rientrare in paese, per un totale di circa 5/5 km e mezza. Pasto moderato con alcuni residuati di fine anno e poi l’ideona : perché non andiamo a vedere Bohemian Rhapsody al cinema? E allora via con i tentativi di acquisto online: no, forse, poi forse no, quasi si, però si blocca, poi mentre stiamo per tentare la ventura e andare in coda direttamente al cinema sembra di si. Indirizzo email, pagamento, ok… poi si blocca. Primo accidenti dell’anno nuovo, si va al cinema e si prova. Nadia scende in corsa prima che io parcheggi e si mette in coda con enne mila persone… Rimangono 4 biglietti, sportello e scopriamo che sono posti per disabili. Quasi rassegnati guardiamo la posta e vediamo che il pagamento è passato, allora facciamo un ultimo tentativo: chiediamo alla maschera se si può fare qualcosa mostrandogli l’email. Questa gentilissima chiama il responsabile che si palesa dopo 5 minuti lunghi mezz’ora. Lui ci chiede l’indirizzo email per fare un controllo, poi visto il numero di persone con problemi che lo assillavano batte uno scontrino, tira fuori una biro e , scrivendo qualcosa , ci dice: “questi tre posti dovrebbero essere liberi, se per caso non lo fossero vi farò avere tre biglietti per un altro giorno/film”. Ci fiondiamo nei corridoi (ovviamente la sala è quella più lontana) e… nonostante l’orario sono ancora in pubblicità… e, sorpresa, sorpresa, i posti ci sono e sono ancora migliori di quelli prenotati… Il film, visto da una famiglia di fans assoluti dei Queen è più che plausibile e ben girato, con una musica che non ha bisogno di commenti, quindi usciamo tutti e tre soddisfatti e ce ne torniamo a casa. La foto cosa c’entra? Niente, mi piaceva.
Giornata imbarazzante
Da quando mi sono svegliato ed ho trovato Nadia, mia moglie, di buon umore e guarita dai disordini del giorno prima, mi sono detto: “…qui ci vuole, per dare un senso alla giornata, un discorso alla Nazione…” . Poi ho realizzato che forse la Nazione avrebbe avuto altro da fare oggi è ho ridotto le pretese : “… qui ci vuole un discorso agli amici e followers… “. Però anche in questo caso , ho realizzato che l’ultimo dell’anno anche amici, followers e parenti sarebbero stati in altre faccende affaccendati. Centrato il target ho pensato: “devo fare un discorso di fine anno a Mou, il mio cane.. ” . L’ ho chiamato, è arrivato, ha preteso qualche coccola, poi visto che gli parlavo e non lo facevo giocare e non gli davo nessun premietto, si è di nuovo sdraiato sul tappeto a pisolare… Forse l’idea del discorso alla Nazione non funziona più, non c’è nessuno che ci crede. Ma mica solo se lo faccio io. Una cosa voglio dirla però, in un momento in cui tutti si augurano un futuro migliore, guardano al domani come se non fosse quasi uguale all’oggi e a ieri. Guardate indietro. Ma non a ieri o prima. Mi riferisco proprio in senso fisico. Il contrario dell’avanti. Indietro. Oggi al parco, mentre passeggiavo con il cane, in una delle migliaia di soste imposte da odorini, annusate, marcature del territorio, pipi e cacca moments, mi sono voltato e ho guardato la direzione da dove arrivavamo…
Bellissima. Molto meglio di quando guardavo in avanti. La luce, le immagini, il punto di vista differente, cose che quando ero passato prima non avevo notato. Forse si può applicare anche al concetto di anno nuovo. Proviamo a guardare l’anno vecchio quando siamo nel nuovo: vedrete che vi sembrerà sicuramente migliore, che qualcosa che vi era sfuggito tornerà alla memoria e vi farà dire : “… dai , non è stato poi così male…”.