Oggi giornata di riposo (dal lavoro) e di lavoro (nonostante il riposo)…
Il termine “lavoro”, inteso come fatica… Beh, quello l’ho fatto raramente e, vi garantisco, che non vivo di rendita. Solo che ho avuto la fortuna di fare quasi sempre cose che mi piaceva fare e quelle non le considero lavoro.
Fortuna? Assolutamente si. Poi arrivi a casa e fai tutte quelle cose che ti piacerebbe facesse invece qualcun’altro: intendiamoci, routine quotidiana, che però ti impedisce di fare altro di più piacevole o comunque che in quel particolare momento avresti voluto fare. Per esempio, la passeggiata con Mou, il mio cane, è una cosa che (giornate di pioggia a parte) amo fare. Oggi, giornata baciata durante la mattina da sole e una temperatura finalmente adeguata alla stagione, in particolare abbiamo girellato per una buona fetta nell’enormità del Parco di Monza, arrivando fino ai Giardini della Villa Reale, vera oasi dove puoi fare incontri come quello inquadrato nella foto. Scoiattolo probabilmente frutto di una scappatella tra uno scoiattolo rosso (razza endemica) e una grigia ,frutto di un genio che ha abbandonato la razza tipica dell’America e venduta nei negozi di animali nel parco, generando un bel conflitto tra le due razze. Conflitto che stanno vincendo quelli d’importazione, più forti e grossi rispetto ai nostrani… Un pò come le tartarughe d’acqua che popolano laghetti e rogge, figlie, nipote e pronipoti di quelle abbandonate da qualcuno che per pulirsi casa e coscienza ha pensato di portarle lì, senza pensare al fatto che l’ecosistema di queste parti non è propriamente l’ideale e che se inserisci “novità” ambientali, incasini tutto il resto… Per fortuna che i quasi 700 ettari del Parco per ora lasciano spazio a tante specie: alla mattina presto si possono incontrare Aironi Grigi, anatre mandarine, lepri e conigli, invisibili (ma rumorosissimi) picchi, cavalli, runners, bikers, quelli del nordic walking e poi ci siamo noi con i nostri amici a quattro zampe…
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Viaggiando…
Poteva anche intitolarsi “corsi e ricorsi”, o “ritorno alle origini”, il contenuto è lo stesso: si parla di situazioni che dopo diverso tempo si ripropongono, più o meno inaspettate. Ho cominciato a lavorare in televisione nella seconda metà degli anni settanta, contemporaneamente alle radio private. E quando scrivo”private”, intendo proprio senza mezzi. Ma con tante iniziative e immaginazione. Adesso, più di quarant’anni dopo e dopo aver frequentato Rai, Mediaset, Telepiù e Sky, mi ritrovo dopo un periodo stanziale negli studi di Rogoredo, a uscire di nuovo in esterna. Boccate d’aria con rimpatriate. Perché mentre io vagavo per i chilometri di corridoi del centro di produzione di Sky, amici/colleghi e colleghi/amici continuavano a vagare invece per Tutta l’Italia e l’Europa ( e oltre…) aumentando esperienza e anni. Poi ci si ritrova ed è come se ci si fosse visti due giorni fa…
Non so se questo trend di esterne continuerà, ma comunque è stato, ed è fieno in cascina. Cioè, qualsiasi esperienza accresce, basta non farsela scivolare sopra.Come diceva la mia maestra delle elementari, Sig.na Fossati:”…quando viaggiate, non andate in una valigia per tornare in un baule…”. Cioè, quale che sia l’esperienza che state vivendo, fatene tesoro, imparate, perché c’è sempre qualcosa da imparare. Persona meravigliosa, come tante tra quelle che ho avuto la fortuna di incontrare.
Oggi l’umorismo non riesce ad emergere. Sarà ancora questa primavera grigia e fredda che non mette nello stato d’animo giusto. Andrà meglio domani…
quando…
Quando la cosa più colorata del giorno è lo schermo di un computer, c’è poco da scherzare…
Quando la cosa più intelligente del giorno la trovi scritta su un sito di fake news, siamo, come direbbe una mia amica, veramente alle cozze.
Quando cominci un post di un blog con un’iterazione come “… quando…” vuole dire che il grigio e l’umido che c’è fuori è anche dentro la propria testa…
Forse, quando come proposta quotidiana di vecchie immagini, FB ti propone la foto che ami di più, il grigiume si dirada e comincia a riprendere colore. Anche se la foto è leggermente tirata sui rossi, tipica della correzione che ti facevano le pellicole Kodak quando la luce naturale era appena appena sufficiente, è talmente piena di significato e racconta esattamente come eravamo allora (fine luglio 1990): innamorati di una bambina che avevamo voluto più di qualsiasi cosa al mondo, e che ancora adesso, facciamo molta fatica a non amare.
Intanto , mentre fuori piove, questa immagine mi riscalda il cuore: alla faccia del riscaldamento centralizzato o autonomo, l’affetto e l’amore fanno miracoli in questo senso.
Sto andando sul melenso? Forse. Ma l’importante è non essere falsi: è come mi sento oggi. Forse la vecchiaia si fa sentire, ma se la vecchiaia è farsi riscaldare il cuore dai ricordi, penso sia un buon segno. Forse vuole dire che si riesce a selezionare i ricordi belli, archiviando il più possibile quelli tristi che inevitabilmente ci sono. Ricordo anche che qualche giorno prima, l’ho tenuta in braccio per primo, data l’anestesia di Nadia per il parto cesareo. E non mi importava neanche, tanta era l’emozione e l’amore, che un medico incauto, vista la posizione podalica di Martina le abbia lasciato una cicatrice da bisturi , per fortuna in una posizione non pericolosa e visibile. Un tattoo ante litteram…
osserva ,taglia e cuci…
Grazie ad una giornata meteorologicamente pessima (pioggerella, fitta e fastidiosa), la passeggiata con Mou dalle due ore abituali si è ridotta ad una mezz’ora scarsa, lasciandomi il tempo di guardare (e a volte leggere) le breakin’news dei social. Che sono , molto spesso, veramente “Breaking”, cioè rompono.
Quelle intelligenti, rompono l’indifferenza, quelle polemiche rompono gli equilibri e quelle fake rompono e basta. Purtroppo le ultime sono la maggioranza, alimentate da chi le propala per burla, chi per superficialità e chi per volontà di destabilizzare o volgere le opinioni a propio favore. Se ascoltate gli “umarell” da social, cioè gli anziani che invece di osservare i cantieri , guardano i vari FB, Tweet e via postando, sentirete dei commenti che tanto somigliano a quelli che si sentivano al bar sotto casa dai loro predecessori: “… ai miei tempi non era così, queste cose non succedevano, adesso è una vergogna…” ecc.ecc. In realtà la teoria del fatto che tutti mangiano un pollo mentre invece lui ne mangia due e io nessuno (si chiama statistica) riesplode anche in questo caso. Anche prima con strumenti differenti ed in misura meno appariscente accadeva tutto ciò: solo che gli strumenti erano differenti. Meno universali ed efficaci, c’era il passaparola, i giornali (pochi) diffondevano le notizie che volevano a secondo della linea politica dell’editore e più era grande il bacino di utenza e più si diffondevano le news. Anche in passato fiorivano le “bufale”, solo che era più difficile individuarle, perché pochi avevano la possibilità di fare un confronto: le rassegne stampa erano ad appannaggio solo di chi ci lavorava con le news, e pochi altri. Diciamo che il web e in particolare il web-condiviso, cioè i social, sono un amplificatore ed acceleratore di quello che succedeva prima.
Un’altro esempio? Facile: l’E-Commerce. E non parlo di quello legato alle marche, quello che compri per comodità on-line anziché nei negozi, ma delle “cinesate”, le robe quasi inutili vendute da siti o app provenienti da sedi distribuite nei paesi più improponibili.
Fino ad una trentina d’anni fa (a spanne), nella terza di copertina di molte riviste di tutti i generi, c’erano in vendita una serie di prodotti miracolosi: dagli occhiali per vedere attraverso i vestiti, al periscopio portatile, allo schermo per trasformare il televisore b/w a colori e così via. Non è molto differente adesso: se andate su alcuni siti orientati ed orientali, moltiplicato per mille, trovate i nipoti dei prodotti elencati, a dei prezzi demoltiplicati per mille.
E anche da questo si capisce perché ci sia tanta confusione…
IMMAGINAZIONE AL POTERE…
Potevo anche intitolarlo anche “… in punta di piedi” oppure “il gigante e la bambina…”. Sono quegli scatti che ti riconciliano con la fantasia, l’immaginazione e la tenerezza. E’ un periodo in cui le sportellate da web sono la regola, la cialtronaggine che arriva da tutte le parti, la cattiveria e la voglia di non fare del bene sembra essere legge. Poi volti l’angolo e ti trovi con una coppia nel pieno delle effusioni, riparati soltanto da un cartellone pubblicitario che parla di “50%”, tenerissimi, con lei in punta di piedi per compensare la statura di lui. Meraviglioso. Dopo tante foto scattate , magari composte perfettamente o semplicemente simpatiche, una che racconta tutto: amore, tenerezza, nella propria città, non sfacciati ma neanche nascosti, come dovrebbe essere.
Mi ricordo che da ragazzo, già con gli ormoni a manetta, circa 15-16 anni, quindi più o meno nei primi anni ’70, quando a Milano lo smog esisteva ancora e si mischiava alla “scighera”, in dialetto lombardo la nebbiolina fredda e umida, la usavamo per stare insieme alla fidanzatina del tempo. O nei piazzali, quelli con i giardini in mezzo con le panchine dove la gente che passava a due metri non ci vedeva o sui ponticelli dei navigli dove la ringhiera faceva da alveo naturale per appoggiarsi. Oppure un paio di alberi secolari in via Marina a Milano, vicino a via Palestro, consumati dalle schiene di ragazzi che si appoggiavano per baciarsi.
Oggi ho ritrovato quello spirito in questa coppia, che non voglio neanche sapere chi siano e in che situazione sia il loro rapporto: voglio immaginarmelo, solo immaginarlo, perché l’immaginazione è sicuramente migliore della realtà…
SAI CHE TI DICO…
Quando ci sono giornate così, che ti mettono alla prova in un certo senso, e queste finiscono, tiri un sospiro di sollievo. Cominci presto anticipando la routine: sveglia, lavaggio, colazione e uscita con il cane. Questo, mentre sei davanti , si mangiucchia un bastoncino, cosa che non gli fa benissimo. Finisce il giretto, torni a casa, gli dai da mangiare la sua pappa che divora come al solito. Poi, poco dopo, panico. Comincia a fare versi strani, e si mette a fare quasi i segnali di fumo mettendosi davanti alla porta e grattandola con la zampa, facendosi perfettamente capire che deve uscire. Guinzaglio al volo, ciabatte, mi trascina per le scale facendomi quasi inciampare per fiondarsi sul primo ciuffo d’erba come fosse un bue a digiuno. Usciamo e il neo-ruminante prosegue mangiucchiando tutta l’erba possibile. La cosa continua per tutto l’isolato ( che non è piccolo), con alternanza di versi strani ed erba mangiata… Rientriamo a casa e sembra che la crisi sia passata. Si sdraia sulla sua copertina e li rimane per un pò, con noi che , antenne perennemente alzate, lo controlliamo, prima a casa e poi con la webcam da fuori… Apprensivo? Abbastanza, perchè questo è uno dei motivi per cui tutti vorremmo che le nostre bestiole, come i nostri bimbi più piccoli peraltro, avessero il dono della parola. Sono entrambi bravissimi a farsi capire ma comunque ci sono dei limiti che purtroppo non possono valicare e noi si va in sbattimento…
AVANTI, C’è POST…
Questo è un post dedicato ai post, o meglio, dedicato a voi che li leggete i miei post. E’ un gioco di parole in Italiano che non so come verrà tradotto: la frase autentica è ” avanti c’è posto”. E’ una frase usata da chi avvisa che puoi accedere in un luogo: parcheggio, stanza, qualsiasi posto dove si può entrare… Mi sembra di essere uno che spiega le barzellette…
Dicevo, prima di divagare sui significati, che è un post per ringraziare tutti quelli che hanno deciso di dedicare un pò del loro tempo a leggere queste righe, a cercare di capirne il significato, perchè spesso uso modi di dire, espressioni gergali, calembours, tipiche della mia provenienza dalla radio, dove invece di scriverle, le mie idee, le dicevo davanti ad un microfono… Ma il senso e la voglia di comunicare è la stessa, con gli stessi rischi. Anzi, la radio, con la diretta era ancora più rischiosa: quello che dicevo, una volta detto, non tornava più indietro. Qui, almeno, se rileggo quello che ho scritto ( … e non lo faccio spesso…) posso evitare i danni grossi. Riavvolgendo il nastro, sono curioso, di capire come vengono tradotti i miei periodi. Anzi, fatemi un regalo: qualcuno di buona volontà mi può allegare la traduzione di un mio qualsiasi post? Per curiosità, perchè il mio translator è piuttosto fantasioso nelle traduzioni è spesso sono più affidabile io quando traduco manualmente , solo che ci metto il triplo del tempo.
Comunque ancora grazie, non mi aspettavo un tale interesse per le mie squinternatissime idee. Ero partito con l’idea di un diario dove raccogliere pensieri, opinioni, giudizi, qualche fatto che ha lasciato il segno e poco più e… mi sono trovato in Vostra compagnia… Beh, è un piacere, spero di non annoiarvi. Dopo questa parentesi autoreferenziale, prometto, tornerò a divagare sui miei argomenti. Thanks a lot.
Predico bene e poi?
In questo periodo in cui il tranciare giudizi è la norma, voglio autotranciarmi… I miei post, sia quelli da blog che quelli sui vari social, sono mediamente improntati a moderazione, a una valutazione attenta prima di esprimermi. Cerco di capire i problemi, anche se certe volte il giudizio “di pancia” si presenta lì, pronto ad esplodere, e il più delle volte lo tengo a bada. Per esempio, per il rispetto che ho per la natura e gli animali, sono contrario alla caccia, che ritengo non più necessaria, mi fanno star male le immagini degli allevamenti intensivi, però… non riesco a fare a meno di mangiare carne. Il mio unico afflato verso la parziale eliminazione della carne è quella di non mangiare i piccoli: agnelli, vitellini, maialini da latte e, normalmente ci riesco. Ieri no, me ne vergogno, ma ad una cena post lavorativa in Sardegna, non ho saputo dire no ad un porceddu servitomi insieme al resto della cena. Ci sto ancora male. Se qualcuno ha mai preso in braccio un maialino sa cosa intendo. Sono dei cuccioli come quelli dei nostri cani e gatti di casa. Intelligentissimi nella scala delle intelligenze animali, e hanno la percezione precisa di quello che gli accade intorno, compreso quando li stanno per macellare. E più scrivo e più me ne vergogno. L’ idea della violenza verso gli indifesi, umani e non, mi stomaca, non la sopporto. Io ho un atteggiamento speculare nei confronti di tutto: cortese se sei cortese, aggressivo se sei aggressivo, tollerante coi tolleranti, acido nei confronti degli intolleranti. L’importante è capire che siamo all’interno del mondo e non al centro: l’equilibrio è la base di tutto. Che non vuole dire accettare tutto ma valutare e poi prendere le decisioni in merito. Ci sono tanti esempi, soprattutto in questo periodo, dove i leoni da tastiera, aggrediscono gratuitamente chiunque non sia perfettamente allineato con loro. Si fa un gran parlare dei problemi che genera l’uso indiscriminato dei social: non è quello il problema. Il focus della situazione è chi ne fa uso: un tempo quello che ti raccontava la verità ed i segreti del mondo lo trovavi al bare lì lo lasciavi. Adesso c’è l’ ubriaco globale, che trancia e spara giudizi sul tutto e tutti. Dobbiamo chiudere il bar globale o vietare gli alcolici globali?
GLI SPIGOLI NELLA VITA
Osservazione mattiniera: gli spigoli hanno una funzione importantissima nella vita… Reminiscenze scolastiche fanno emergere ricordi relativi alla concentrazione delle cariche elettriche ed elettrostatiche sulle superfici appuntite (spigoli, of course). Di qui le raccomandazioni durante i temporali ecc. ecc.
Per strada per esempio la funzione spigolo la conoscono molto bene i cani: una percentuale altissima di pipì viene fatta sui bordi dei marciapiedi o sugli angoli dei muretti di recinzione. Vanno bene anche i ciuffi alti e appuntiti d’erba, probabilmente perché anche lì si concentrano le cariche elettropipìstatiche di altri cani che quindi vanno coperte… Ma questo è un altro discorso.
Poi ci sono gli spigoli mentali: sono quelle idee su cui ti fissi perchè non ti ricordi, e la tua testa ci torna nei momenti meno opportuni, distraendoti dalle cose lineari della vita. Normalmente, per evitarli bisogna imparare a riportare la mente su altre cose e magicamente lo spigolo scompare…
Altra funzione, questa volta fisica, degli spigoli è quella di riportarti alla realtà quando non si è sufficientemente concentrati: avete presente lo spigolo di un comodino? Avete presente quando, semiaddormentati, vi alzate dal letto e il mignolo ( per i puristi, il quinto dito del piede…) decide di rimanere da una parte dello spigolo mentre il resto del piede no? Oppure quando seduti ad un tavolo, o per chi fa il mio mestiere, ad un banco regia sostenuto da tramezze ogni tot metri, lasciate ginocchio, rotula, cercine e menisco contro la suddetta tramezza (insieme ad esclamazioni non di gioia e nemmeno di letizia) perchè quest’ultimo ne è attratto inevitabilmente.
Meglio le curve, molto meglio…
come quando fuori piove
E’ veramente un mazzo di carte la vita: peschi e puoi trovare o il Jolly o il 2 di picche e non ci puoi fare nulla. Inoltre certe giornate ti creano anche l’ambiente adatto per pescare male: oggi grigio, piovigginoso, arietta freddina per la stagione, per condire il tutto… Poi vieni a sapere che una tua vicina, una persona carina, con una figlia dodicenne, amica amica del tuo cane, sta facendo dentro e fuori dalle strutture sanitarie senza capire cosa possa avere la bambina. Lo so che non ci si può fare molto sino a quando i medici ci capiranno qualcosa, e anche non serve prendersela con qualcuno per l’ingiustizia di questi fatti. Però, quando si tratta di creature indifese è ancora più ingiusto, stante il fatto che non ci sono meriti o colpe, ma solo il fatto che accade, e così come succede, speri che chi di dovere capisca di che si tratta e curi. Oggi ero partito con l’idea di scrivere tutt’altro, ma questo fatto ha ribaltato tutto. Per chi non crede, è la vita, per chi crede è il libero arbitrio, il karma o altro ancora. Di una cosa sono certo: non c’è nessuna volontà esterna nei fatti buoni o meno della vita, ci deve essere invece la capacità e la volontà di affrontare le cose che succedono, di essere onesti e giusti verso gli altri, sperando nella reciprocità altrui. Scusate, oggi è così. non è colpa di nessuno ma il dispiacere c’è e, come ho scritto, va affrontato nel modo migliore, sempre sperando che il due di picche odierno venga sostituito domani in una carta migliore.
Ad maiora.