… per lo sforzo di mantenere quello che mi sono imposto quando ho aperto questa pagina blog: non parlare di politica, sopratutto adesso che la politica di politico ha veramente poco. Le ideologie sono morte e sepolte nonostante qualcuno giochi ancora con gli “anti” per motivare la propria posizione, quindi no, non parlerò di niente del genere. Invece racconterò del fatto che mi sono emozionato per l’ennesima volta grazie a mia figlia Martina. Dopo tutti i passi piccoli e grandi che ho seguito della sua vita, ora ce n’è stato un altro: alla fine del ciclo di studi presso la MBA ha lavorato per uno spettacolo dove ha mostrato le sue capacità professionali. La foto è di un suo progetto realizzato per questo spettacolo ed io, da bravo papà , mi sono emozionato. Poi l’ho riguardato anche dal punto di vista professionale e l’ho trovato maledettamente ben fatto… e questo ha accresciuto l’emozione e la soddisfazione. E’ una cosa che cerco sempre di fare: ok le emozioni, ci mancherebbe altro, poi la valutazione professionale emerge e cerca di capire il valore vero , per capire se è giusto, se devo suggerirle qualcosa o no.
Tra questa riga e le precedenti sono passate un paio d’ore e una cena, oltre a leggere qualche social: sono sempre più convinto che questo blog deve rimanere pulito. Anzi, avviso a chi si è registrato (cosa che mi stupisce ancora e che ringrazio comunque molto), per favore , parliamo e scriviamo di tutto fuorché di politica: ne sono disgustato. Io sono cresciuto in un periodo in cui lo scontro ideologico era duro, a volte durissimo, ma onesto. Le discussioni si facevano faccia a faccia, a volte si veniva alle mani, ma non ci si nascondeva dietro una tastiera o uno pseudonimo… Questo è l’ultimo scritto in cui accenno anche alla lontana a polemiche più o meno attuali. Meglio “il Bacio” by Martina…
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socializziamo?
Mi sono preso dell’antisociale, del “malmostoso”, di quello che non parla con gli altri. Poi in altri momenti sono uno uno che attacca il classicissimo “pippone”, cioè comincia a parlarti e non la finisce più… Uso il telefonino o il tablet? Certo, a volte anche tanto. Mai però quando sono in compagnia, mai se sono insieme ad altre persone. Oggi, cosa rara, ho preso la metropolitana dopo parecchio tempo che non lo facevo e sono rimasto “lì come un cretino” (cit. Albergo a ore, Herbert Pagani) guardandomi intorno. Tra l’altro era uno di quei treni senza divisori tra un vagone e l’altro, quindi si aveva un quadro quasi completo della situazione. Mediamente affollato ma non troppo, tutti i posti a sedere occupati, una decina di persone in piedi. Vogliamo dire 70-80 tra uomini, donne e bambini? Bene: persone che interagivano vocalmente (leggi:parlavano) forse 6 o 7 compreso il sottoscritto con la moglie, tre o quattro bambini che si facevano i fatti loro tra passeggino e il guardarsi attorno e tutti, dico tutti gli altri con il naso a dieci centimetri dallo schermo dello smartphone, compresa la giovane mamma che si intravede sulla sinistra della foto. Nel frattempo la bambina cercava di attirare l’attenzione della mamma che imperterrita chattava con qualcuno, talmente presa dalla cosa dal rendersi conto all’ultimo momento che doveva scendere dal treno.
Non voglio tranciare giudizi ne ergermi a giudice: non sono proprio la persona adatta. Però osservare mi è consentito e questo ritorno nell’utero elettronico non lo vedo bene. Sopratutto per le nuove generazione che non hanno gli strumenti per venirne fuori indenni.
TENDERNESS
Ti sei appena fatto un paio di chilometri nel fresco umido (più umido che fresco) del sottobosco più qualche tratto a sole pieno (ore 8.30 a.M già 27°), cominci a dubitare di aver fatto la scelta giusta per la passeggiata con Mou quando vedi questi due signori. Anzi no, vedi questa coppia: lui over settanta e lei più o meno la stessa età nonostante la tintura bionda. Per mano. Come due fidanzatini quattordicenni (ai miei tempi, adesso non so…), tenerissimi. Tra l’altro, con tanta voglia di stare insieme sempre, perché con la temperatura che c’è in questi giorni bisogna proprio volersi bene per uscire così…
Ti riappacifica col mondo, quello delle sportellate social, politiche e non che siano. Quello degli insulti, colti o sgrammaticati , quello dell’incapacità di discutere in modo normale, sereno, faccia a faccia e di chiuderla lì quando si ha finito.
Per fortuna che trovi ancora queste persone, altri che stanno seduti nell’erba all’ombra a leggere e a guardarsi in giro, ascoltando i suoni che riempiono il silenzio del Parco, versi diversi, cornacchie, anatre, le raffiche non di Di Marzio ma dei picchi, animale invisibile se ce n’è uno. E poi alzi gli occhi e scopri che sei osservato da uno scoiattolo che cerca di capire se ci può rimediare qualche cosa…
E’ quasi impossibile scrivere d’altro che non sia il caldo che ci avvolge in queste ore: già tanto che si riesca ad osservare qualcosa, e sopratutto è altrettanto importante che ci siano delle cose che meritano di essere commentate… e vissute.
quando il lavoro chiama…
Questa è la causa principale di assenza da un blog: se fosse un lavoro forse uno ci metterebbe la testa anche di notte , ma essendo una pagina free a volte la pigrizia non riesce a buttare il cuore oltre il cuscino… Nel frattempo fatta un’esperienza interessante quale creare un set televisivo all’interno del Museo dell’Alfa Romeo ad Arese, paese dove ho vissuto per più di undici anni… Non nel museo, nel paese… Uno studio in esterna, che detta così potrebbe sembrare una contraddizione in termini. L’effetto è stato singolare, anche perché oltre alla compagnia di auto e motori d’epoca, abbiamo avuto un pubblico non previsto che ha ravvivato ulteriormente la diretta: quindi non solo Tavelli, Turrini, Zapelloni e Bobbi ma anche tanti appassionati che si sono divertiti assistendo anche al “dietro le quinte” di una ripresa televisiva. A me , il contagio del virus Tv è arrivato grazie a mio papà che mi portava a vedere le riprese negli studi Rai dell’epoca diversi spettacoli del periodo. Ricordo Marcello Marchesi, Cochi e Renato, attrici e subrettine e tutto quello che ruotava attorno che, adesso e da 37 anni fa parte del mio quotidiano, ma allora era tutto magico e sorprendente.
Spero che, nonostante oramai i ragazzi siano abituati a tutte le sorprese che quotidianamente la tecnologia ci ammannisce, la curiosità e un po’ di quella magia che il carrozzone della tv si porta comunque dietro sia riuscita a far breccia nella loro mente e anima… e magari questo provochi e stimoli la voglia di proseguire questo mestiere, artigianale e fantasioso nonostante i limiti provocati dalla troppa tecnologia…
cose semplici
Come l’amore e la gioia che ti può dare un amico a quattro zampe. Se guardate questa foto non c’è alcun bisogno di spiegazioni. Da quando c’è lui, sono ringiovanito di un bel po’. Non quantifico per motivi di scaramanzia ma i miei over sessanta sono diventati under.
Poi gli acciacchi ci sono, ma anche per quelli l’amicizia diventa un lenitivo molto efficace, oltre a imporre anche il fatto di muoversi che non fa mai male… Non scrivo altro: parla la foto!
la caldazzata
L’elenco è lunghissimo e la caldazza stessa ti fa far fatica a mettere nero su bianco delle cose sensate. Anche se definire sensato il comportamento durante i primi ( e secondi, e terzi…) caldi è una contraddizione in termini. Se cominciamo da quello strumento che trasforma già di suo la persona più mite del mondo in una specie di Hannibal Lecter, cioè l’automobile, già si potrebbero scrivere righe, paragrafi, trattati, enciclopedie di caldazzate… Oggi , a parte il disuso sistematico di quello strumento che usano ormai solo nelle riserve indiane e durante le Olimpiadi, cioè la freccia , ho visto:
Tir sulla corsia di sorpasso della tangenziale
Gente che si chinava, durante la guida a raccogliere qualcosa che gli era caduto , probabilmente il telefono…
Macchinine di tolla (quelle targate come un ciclomotore) con signora/e aggrappata/o al volante…
I soliti (ma quelli ci sono anche d’inverno) che ti si piazzano a due cm dal paraurti andando a manetta e ti fanno i fari …
I look più improponibili, maschili e femminili: panze sudate a vista, magliette più sudate delle panze, e i più classici dei sandali con calzino rigorosamente corto…
Ma la lista potrebbe essere più lunga ( e noiosa), e non voglio tediarvi più del necessario. Un altro tipo di persona che la caldazza fa lievitare come l’impasto della pizza è ciclabilista, ovvero il ciclista da pista ciclabile. Normalmente i comportamenti sintomatici sono principalmente due: il viaggiare alla velocità massima che gli riesce, perché sennò sente caldo, E quindi il fatto che sulla pista ciclopedonale ci siano anche altri esseri viventi non su ruote non lo sfiora minimamente. Anzi, è lui che sfiora, gli altri: che siano mamme con bambini, anziani con badante o persone con il cane, lui non rallenta mai. E se gli dici qualcosa (e lui percepisce…), il minimo che puoi prenderti è uno sguardo molto significativo sino ad arrivare al litigio (cosa rara perché lo costringerebbe a rallentare o addirittura, orrore, a fermarsi…
L’altro comportamento è quello di litigare con chiunque non abbia una bici sotto al sedere, perché la pista ciclabile è “ciclabile” non “uomabile”, anche quando (dove abito io sono tutte così) sono in condivisione sul marciapiede, noto luogo “uomabile”.
Cosa dicevamo un mese fa? Quando arriva il caldo?
il pippone
Anche qui necessita una spiegazione per i non addentro alla terminologia in questione: il “pippone”, abbinato al verbo “tirare” significa che una persona ti dice, dilungandosi molto, delle cose di cui ti interessa poco. Gli anglofoni dicono “barely care”… Importa poco…
Come mai il titolo? Nasce dal fatto che queste note vengono scritte dopo la passeggiata mattiniera con Mou, il mio cagnone e durante il giro, se ti guardi intorno noti cose, persone, fatti e da lì gli spunti per scrivere.
Quindi se durante il giro incontri un “amico di cane” e questo comincia a raccontarti di tutto e di più con una unica matrice comune , il fatto che degli argomenti trattati non ce n’è uno che “barely care”, questo tecnicamente è definibile come un pippone tirato dalla persona in questione. Poi spesso ( e anche in questo caso) i tiratori di pippone sono persone normali, simpatiche, civili. Però non hanno il senso della misura ne la percezione dell’interesse altrui e da lì nasce il problemino dell’interrompere il fiume di parole che raramente interessano più di zero, zero virgola…
In questo caso devi essere bravo a effettuare manovre di sganciamento, inventando una scusa plausibile: appuntamenti col medico, un lavoro urgente, qualcosa da fare assolutamente in quel momento, l’invasione delle cavallette, l’esondazione del lavandino…
L’unico problema in questo caso è che la persona in questione è “amico di cane” e nel frattempo i quattrozampe (tutti e due spiaggiati sul marciapiede) fraternizzano e non hanno voglia di muoversi… e il pippone assume una durata biblica, perchè nel frattempo la spiegazione di nonsochecosa continua… Comunque, dopo circa 15′ sono riuscito a sganciarmi convincendo Mou che la pappa a casa era pronta e quindi era il caso di muoversi…
questione di punti di vista…
Oggi è la classica giornata che puoi vedere in molti modi, a seconda dal tuo punto di vista. Meteorologicamente bellissima: ieri notte è passato un temporale con tutti gli annessi e connessi. Lampi, tuoni, scrosci di pioggia, vento ecc. Quindi la passeggiata mattiniera viene fatta con un cielo limpidissimo e nei tratti soleggiati ci sono dei contrasti di colori fantastici. Molte persone in giro, più runners del solito (è domenica…), i nordic walkers (quelli con le bacchette da sci, senza gli sci…), ciclisti in gara con se stessi, tanti cani a spasso con i loro umani. E quindi, direte voi, dov’è il punto di vista differente? Se passate nelle zone in ombra ve ne accorgete subito: 200% di umidità, scarpe bagnate in un microsecondo, una nebbiolina quasi londinese e i primi stormi compatti di moscerini che vorresti abbattere con una contraerea. Poi una scoperta, o meglio, una dimenticanza nei post precedenti. Vi ricordate quello sugli “umarell”? I pensionati osservatori? Ne ho dimenticato un tipo importantissimo, molto caratteristico e classico delle zone dove ci sono parchi con animali di tutti i generi: quello con il sacchetto del cibo, spesso accompagnato da nipotino al quale insegna come dare da mangiare agli animali. Purtroppo in molti casi il cibo sbagliato. Pane secco per i pesci, granaglie per papere, oche e cigni , insalata per le tartarughe d’acqua dolce, noccioline per gli scoiattoli ed ogni sorta di schifezze per i cani, che comunque gradiscono sempre… E ultimissimo tipo, il fotoumarell: normalmente dotato di vecchia reflex pesantissima, con zaino ed ottiche intercambiabili, alla ricerca di:
1) uccellini che ha scoperto leggendo su internet e che pensa di aver avvistato nel giardino sotto casa.
2)scoiattoli ormai obesi per tutto quello che gli danno da mangiare per farli scendere dagli alberi.
3)piante secondo loro rarissime, che fioriscono solo alle ore 16 e 47 e 15 secondi dopodiché si disintegrano.
Sono riconoscibili perché si aggregano naturalmente per scambi di vedute e suggerimenti su posti segreti che conoscono solo loro dove fare la foto dell’anno, anzi del secolo…
Questione di punti di vista…
ok, il pezzo e’ giusto…
Oggi , grazie a l’aiuto di un nimesulide riesco ad esserci e a scrivere qualcosa, non so se sensato ma qualcosa di sicuro ve lo scrivo.
La sciatica è una brutta bestia, se poi ci aggiungi il dover lavorare nonostante tutto, se non ti aiuti con qualcosa … Comunque, col caldone ora, sia io che Mou, il mio cane, cerchiamo l’ombra e il giro nel parco diventa una ricerca delle zone ombreggiate con qualche passaggio al sole. Poi pensi che si cerchino zone silenziose, tranquille dove rilassarsi e scopri che c’è una gara in corso sull’autodromo.
Era un pò che non mi capitava e non mi ricordavo quanto , da vicino, siano rumorose le auto da corsa (a parte la formula E-). All’inizio ero preoccupato che Mou fosse spaventato, ma ho scoperto invece che lui era incuriosito da queste macchie colorate che sfrecciavano vicino e non faceva una piega, nanca vùn plissé (Cit. Faceva il Palo)… Abbiamo costeggiato per un pò la pista nuova fino ad incrociare il vecchio anello e lì mi è caduto l’occhio sulle condizioni di quest’ultimo: passandoci sotto ho notato che la situazione della struttura non è che siano rassicurante. Va bè che non ci passa più nessuno sopra, ma sotto è un passaggio continuo…
Speriamo che chi di dovere tenga sotto controllo la situazione…
Bollettino del Parco di Monza: tante bici, tantissimi runners, un buon numero di cani che portano a spasso gli umani e il buon vecchio Lambro che comincia ad avere quell’aria estiva, con corrente pigra, colorito fangoso, e livello delle acque molto basso, comunque sufficiente a farci uno sguazzino…
Oggi descriviamo l’esistente, niente elucubrazioni sui massimi sistemi… per ricominciare.
umarell
Questa per spiegare senza parole chi è “l’umarell”. Intanto è un termine in dialetto lombardo ma che ha in tutte le regioni italiane un equivalente: è l’anziano (quasi sempre pensionato) che osserva e spesso consiglia.
Che cosa? Originariamente i cantieri, dove è in costruzione qualcosa, casa, stabilimento, oppure riparazione di condutture, taglio dell’erba e così via… Ultimamente c’è un’evoluzione anche nella professione dell’umarell: dovunque c’è un’attività c’è l’umarell dedicato. Ma perchè? Secondo me nasce dall’inattività provocata dalle poche proposte e relativo coinvolgimento delle persone giunte nella terza età. Ok la curiosità, ma se ci fosse modo di proporre delle attività per chi si trova a non averne, una buona parte di questi “osservatori forzati” troverebbero altri modi di occupare il tempo, e sopratutto ne sarebbero più coinvolti e interessati.
Poi l’immagine dell’umarell è bellissima: va dal signore con cagnolino paziente al suo fianco, tenuto al guinzaglio dalle mani giunte dietro la schiena, a volte sostituito dal sacchetto del mercato, oppure dal sacchettino più piccolo e scomodo, della farmacia, dove il pensionato, dopo aver passato parte della mattinata nell’atrio del suo medico di base, si reca per rifare le scorte di medicine. Una nuova versione evoluta dell’umarell è la versione motorizzata: bici tradizionale, quella a pedalata assistita, triciclo, oppure con assistente (badante e futura umarella…). Più raro quello con motorino o utilitaria. Umarell evoluto.