Si, sono io. Quello un pò grigio (meglio che calvo a sessanta e passa anni…), e dall’espressione un pò stranita. Per banalizzare ulteriormente, il sarto non si sa vestire, il parrucchiere è spettinato e un regista non si sa inquadrare… Ricapitolando:
13 gennaio 1956. Ore 13 e 13 minuti. Alla faccia della cabala…Clinica S.Giuseppe di Milano, a due passi dalla Basilica di Sant’Ambrogio e altrettanti dalla meno sacra San Vittore. Un bel posto per nascere, pochi giorni prima della celebre “nevicata del ’56”, la nevicata del secolo (scorso…).Ottimino e con la testa bislunga a causa di un forcipe frettoloso e del peso di 2Kg e 800 grammi, passo i primi mesi in incubatrice.Mamma Graziella aveva aspettato dieci anni dal primo figlio Gianugo, spaventata dalla possibilità che si ripetessero le patologie agli occhi capitate a mio fratello. Ma anche grazie alle insistenze di quest’ultimo che voleva assolutamente un fratello che sono arrivato io, a dodici ore esatte dal suo decimo compleanno, infiocchettato come regalo… Mi chiamo Giancarlo Fercioni e da quel giorno sono passati più di sessanta anni. Nel frattempo, come molte persone, ho vissuto spesso bene, altre volte un pò meno, e qualche altra male, tutti questi anni. Fino al 1973 vivo in via Montenapoleone al 3 ( che per me era semplicemente casa mia) e sono uno dei quattro nipoti di uno dei più grandi sarti italiani della prima metà del ventesimo secolo: Giovanni Tranquillo Fercioni. Dal 1961, data in cui se ne andò il nonno, a proseguire il suo lavoro, furono mio padre Aldo e mio zio Ruggero, mentre Renata, l’unica figlia femmina, sposata con Umberto Onorato, non prosegue il lavoro paterno. Il ’73 vede purtroppo la chiusura in modo traumatico dell’Atelier Fercioni, e tutte le famiglie Fercioni si rimboccano le maniche per tornare a vivere in modo dignitoso. Noi ci trasferiamo ad Arese, allora comune di poco più di tremila anime, tanto verde intorno e tanta nebbia d’inverno. Lascio, perdendo un anno scolastico, il liceo Leonardo Da Vinci a Milano per finire al G.B.Grassi di Saronno. Altro Liceo Scientifico. Li scopro che la terribile provincia che da buon milanese consideravo tale, in realtà era spesso più umana e aperta della città, a parte l’abitudine di molti di non farsi i fatti propri che a volte risultava fastidiosa. Però il lato umano compensava le frequenti ingerenze… In quel periodo, nascono le prime radio private e scopro che la mia timidezza, davanti ad un microfono, si dissolve come i nostri soldi nelle casse dello Stato. Va così bene che, caso raro in quel periodo, riesco a guadagnarci e a viverci. Pochi mesi dopo cominciano a fiorire anche le prime tv private. Vuoi che non ci provi ad entrarci? Certo che si e li comincia la mia vita lavorativa. Purtroppo, durante la naja, nel ’78, se ne va prematuramente mio padre a 65 anni. Riesco non so come a rimanere vicino a casa e continuo a lavorare in radio e tv. Da qui comincia la mia crescita come persona e poco alla volta mi faccio una mia vita. Lavoro , poi “metto su” famiglia e diversi anni dopo, 32 da regista e due da pensionato e con una figlia ormai grande e sposata, sono qui!