E’ il cambio di stagione: solo che l’estate si allungata, stiracchiata, con sobbalzi di 28/30° nella seconda metà d’Ottobre. Quindi più che un Fade si dovrebbe parlare di un “Cut to Grey”.
Lo so che è abbastanza dedicata agli addetti ai lavori televisivi e radiofonici, ma nasce da un doppio spunto: il clima di questi ultimi giorni di sicuro è uno e, durante il classico smanettamento dell’autoradio quando non c’è niente di buono sulla stazione precedente, il brano dei Visage in puro stile anni ’80 è il secondo riferimento.
Poi possiamo anche aggiungerci l’effetto meteoropatico del clima che ti ingrigisce anche un pochettino l’umore, giusto per non farci mancare nulla e che trascina il tutto…
Poi, come ho spiegato nel post precedente, noi Fercioni in questo periodo siamo particolarmente sensibili e sensibilizzati al clima e all’inverno incipiente e si fa fatica a rimetterci in squadra con l’umore. Ci vuole una piccola spallata dall’esterno per farlo e per ora non è ancora capitato.
Il lavoro è abbastanza di routine e al limite questo ti mantiene impegnato ma non ti “tira fuori”, al massimo ti smuove un pochettino ma poco altro.
Bisogna guardarsi in giro, attenti ai segnali della vita, saperli cogliere e, come mi dico sempre quando hai la sensazione di perdere la presa sulla realtà “… vediamo di esserci..”
Un buon mantra…
Archivio mensile:Ottobre 2019
Dalla “nuttata” alla settimana…
Brutta roba la pigrizia! Si parte con le migliori intenzioni, poi come un sentiero che comincia in piano e poi, poco alla volta comincia ad aumentare l’inclinazione fino a diventare una vera e propria arrampicata, le buone intenzioni rimangono sempre più tali, cioè intenzioni e non si concretizzano. Intanto dalla settimana di notturne causa degli studi di Moto GP oltreoceano, siamo passati ad esterne vere, in un paio di stadi di calcio dove la cosa più divertente ed importante è stata il ritrovare vecchi colleghi ed amici. Grandi abbracci e discorsi a base di “… ti ricordi quando…” oppure “ hai per caso rivisto…” che riempiono il cuore e ti fanno rendere conto che tutto sommato non si ha lavorato solo per la pagnotta ma anche perché anche il lavoro è vita dove ci sono “amici, nemici o semplici conoscenti…” ( Cit. Sturmtruppen di Bonvi). Il tutto condito da posti dove, se il lavoro ti lascia un paio di ore libere, puoi fare turismo dell’anima, il turismo dei ricordi: a volte dolce, spesso malinconico e altre deludente. I saggi dicono di non tornare dopo tanto tempo in posti dove sei stato bene: la delusione è dietro l’angolo. Ok, giusto. Però, anche la malinconia non è uno stato d’animo sempre negativo: spesso si mischia con ricordi e sentimenti buoni, immagini e ricordi di persone care che riemergono prepotentemente è questo è cosa buona… È Cominciato il periodo in cui noi Fercioni concentriamo il grosso delle cose importanti, in positivo e in negativo, cerchiamo di concentrarci sulle prime ed eliminare le seconde, almeno per un po’: non è semplice perché in questo periodo se ne sono andati affetti molto cari e non è facile non pensarci o farlo solo con i ricordi belli… Allora parola d’ordine in questi giorni : positività , solo parole buone, pensieri buoni e opere buone.
ADDA’ PASSA’ A NUTTATA
Mi scuseranno i lettori napoletani, sulla scrittura della celebre citazione di De Filippo, probabilmente sbagliata, ma il senso è quello…
Oggi sia dal punto di vista meteo che da quello di “finalmente è finita questa settimana…” ci siamo in pieno con questa citazione. Per il meteo c’è poco da spiegare se sei del nord: in due ore i temporali sono riusciti a bloccare una città come Milano che normalmente (a parte dove passa il Seveso), nell’acqua ci vive e sguazza, visto il fatto che è letteralmente appoggiata sull’acqua e sull’argilla. E i dintorni dell’Hinterland non è che siano messi meglio: sottopassi allagati, criticità ovunque uno cerchi di passare. Due mesi di siccità possono portare anche a questo e probabilmente non è finita. Qui la “nuttata” è in senso letterale.
L’altro senso è un pò più esteso: comprende si un periodo temporale, ma anche fisico e umorale.
Ogni tanto nel mio lavoro capita di lavorare in produzioni che vivono in altre nazioni e sopratutto altri fusi orari ( per fare l’esempio specifico, il Giappone). Quindi un bel sette ore di differenza, con tutto quello che consegue e cioè, visto che gli studi vengono realizzati qui, gli orari sono quel che sono, così come il metabolismo di ciascuno di noi votati al sacrificio…
Fai una notte e la ricuperi quasi subito, fanne quattro di seguito e la cosa cambia e molto. Sopratutto se non sei più un giovanottino, non dico vecchio ma magari diversamente giovane si… Se poi aggiungi un esplosivo raffreddore incipiente con chiusura totale di naso, orecchie e gola a completare il quadro la “nuttata” non vedi l’ora che passi.
Per ora siamo a metà strada: le orecchie cominciano a sentire un pochettino di più, il naso cola di meno ma in compenso la gola martoriata si ribella e cerca di farsi sentire. Ovviamente tutto questo nell’unico giorno di riposo della settimana, e quando sennò?
Domani si ricomincia nella settimana in cui il calcio si ripalesa, prima con le coppe e poi con il campionato e relative trasferte e lì si verificherà la propria “virtute” e “canoscenza”…
STRANGE DAYS
Non è perché fa figo il titolo in inglese , ma è proprio per citare sia l’album dei Doors che il film distopico del ’95.
Tutto nasce da un risveglio abbastanza a cavallo con i sogni che lo hanno preceduto e che hanno creato un rimorchio nel comportamento della mattina. Poi se, guardando fuori dalla finestra vedi la classica mattina lombarda modello anni ’70, con cielo grigio e tutti i colori che si adeguano a quest’ultimo, è facile capire il collegamento con il titolo. Inoltre quando esci per la sgambata del mattino con cagnolone appresso e questo grigio sembra ancora più incombente, ti chiedi se è tutto grigio e quindi sei di cattivo umore o perché sei di cattivo umore ti sembra tutto grigio… Poi fa capolino uno spicchio di sole, ma proprio minimo minimo e questo si insinua anche nell’animo e ti rimette in pace con quello che c’è attorno. Passeggiata che ci porta attraverso il Parco di Monza (un frammento perché attraversarlo in lungo e in largo ci vorrebbero dei giorni) che sta cominciando a cambiare i colori , virando su quelli autunnali: foglie dorate miste a quelle che tengono strenuamente il loro verde. Il Lambro che ancora all’asciutto dalle poche piogge estive mostra sabbioni e ghiaie all’interno del proprio letto dove addirittura camminano e non nuotano le papere che normalmente lo popolano. In compenso la popolazione di runners, ciclisti , skaters e sbacchettatori di bastoncini nordici non manca mai a qualsiasi ora del giorno. Per fortuna anche noi che chiacchieriamo e passeggiamo con i nostri amici a quattro zampe ci incontriamo lungo i sentieri e le stradine che incrociano nel parco. Si torna a casa e la routine ci fa fare le cose che un pò ci mettono noia e un pò ci tranquillizzano per la loro normalità. Insomma la stranezza mattiniera si appiana poco alla volta e ti fa accettare quel che accade. Ma è giusto così?
SANTA NORMALITA’
Tra una discontinuità e l’altra, per fortuna, capitano alcune cose normali, classiche , tipiche del proprio tran-tran quotidiano, che ti rimettono in pace con te steso.
Paradossalmente le settimana di vacanza appena passata ( e tra l’altro l’unica di quest’anno) ci ha rilassati, ci è ovviamente piaciuta, abbiamo staccato dal quotidiano, ma ha creato discontinuità.
Così mentre prima la normale normalità, la noiosa noia e le stesse, sempre quelle, cose che si fanno , non increspavano le onde e la risacca era sempre uguale, rilassante. Dopo una rilassante vacanza completamente diversa dalla faticosa normalità si è alterato tutto: un’extrasistole nel battito normale…
Adesso, tornando nella routine del lavoro in televisione, che sfido chiunque ne conosca i ritmi a definirlo normale e rilassante, poco alla volta penso di rimettermi a regime.
Quindi, giornate in cui il momento più entusiasmante è una riunione sui massimi sistemi, che tali sono solo per chi l’ha indetta, per passare alla successiva dove ti fiondano a produrre una trasmissione o in studio o in esterna di cui nessuno o quasi sapeva nulla sino a cinque minuti prima e di cui si sa poco o niente.
Santa anormalità…
La notte porta…
…dopo le fatiche di una (o più) giornate di vacanza, sollievo e riposo. Perché paradossalmente la vacanza è faticosa, il riposo stanca e rilassarsi è impegnativo. Già il passare tra le fasi decisione/organizzazione/realizzazione della vacanza può essere debilitante, quando poi arrivi ad esserci dentro ti domandi dove hai sbagliato. Filosofia della vacanza: intanto valutare se vuoi farla dichiaratamente faticosa oppure simulare relax… Quella faticosa è semplice da organizzare e da fare: basta trovare un qualsiasi posto che ti interessa, incuriosisce e intriga e il gioco è fatto. Siccome la maggioranza di noi mortali riesce a ritagliarsi poco tempo ogni anno da dedicare a qualcosa che non sia lo sbarcare il lunario, in quella settimana o poco più, ci mette tutto quello che avresti voluto fare durante l’anno. Compresso, schiacciato e vissuto al punto di fare talmente tante cose in così poco tempo da non viverle realmente e in profondità. Quella rilassante, teoricamente semplice anch’essa, alla fine non lo è. Intanto che caratteristiche ha la vacanza relax? Primo trucco: prendere una località dove siete già stati, che ovviamente vi è piaciuta, dove avete avuto già modo di visitare il visitabile e dove non sentite la necessità di dover fare qualcosa. Secondo step: il posto non si deve imporre su di te ma devi essere tu a “poter” scegliere. Attenzione: poter scegliere, non “dover” . Se cominci a sentire degli obblighi se già sulla ripida china del faticoso e stancante. E poi devi poter fare e mangiare quello che hai voglia… Anche qui attenzione: può essere qualsiasi cosa, basta che non crei discontinuità nella normalità delle cose. La pianura va bene, la salita o la discesa creano attenzione ( e quindi fatica). Faccio un esempio pratico, che sto vivendo mentre sto scrivendo queste righe. Sono in un posto dove volevo andare e sono già stato più volte ( prima regola rispettata). È un posto meraviglioso ma che conosco già e che mi consente di andare e fare quello che gradisco di più ( seconda regola!). Per la terza regola, nonostante tutto, faccio fatica a ( come dicono i supergiovani) starci dentro, perché la struttura dove normalmente andavo era tutta esaurita e sono dovuto andare in una migliore. Sembra strano ma questo ha incrinato la normalità ed ha fatto scattare la curiosità di conoscere… Quindi : fatica!